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La crescita del Mezzogiorno ai raggi X: ecco cosa nasconde il +1%…

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La crescita del Mezzogiorno ai raggi X: ecco cosa nasconde il +1% di Pil

(Olycom)
(Olycom)

Un anno fa le anticipazioni del rapporto Svimez, evidenziando uno scenario da “Grecia” per il nostro Sud, innescarono un lungo dibattito estivo sul ritorno della questione meridionale. Un anno dopo l’analisi dell’associazione dice che per il Mezzogiorno siamo vicini a una possibile svolta, con un ritorno alla crescita nel 2015 dopo sette anni di contrazioni consecutive che avevano prodotto una caduta complessiva di 13 punti. In realtà i numeri – e gli elementi che li hanno prodotti – consigliavano prudenza allora e la consigliano anche oggi. Le variabili straordinarie potrebbero aver giocato un ruolo particolarmente rilevante: l’annata agricola favorevole, il turismo che ha sfruttato la diversificazione dei flussi per i rischi geopolitici, e soprattutto l’accelerazione della spesa pubblica indotta dalla chiusura del ciclo di programmazione dei Fondi europei 2007-2013.

Il quadro
Ciò nonostante, cautela a parte, la Svimez mette in evidenza alcuni segnali positivi e il presidente, Adriano Giannola, parla di «un anno di possibile svolta». Il Pil nel 2015 è cresciuto dell’1% contro lo 0,7% del Centro-Nord e lo 0,8% nazionale. Per la prima volta, dopo otto anni, sono cresciuti seppure lievemente sia i consumi (+0,3%) sia gli investimenti (+0,8%).

IL PIL A CONFRONTO
Variazione % (Fonte: Svimez)
ESPORTAZIONI DI BENI A CONFRONTO
Variazione %. Dati al netto dei prodotti petroliferi, a prezzi correnti (Fonte: Svimez)
INVESTIMENTI TOTALI A CONFRONTO
Variazione % (Fonte: Svimez)

Il piccolo cambio di passo è stato percepito in tutti i settori, con l’eccezione dell’industria non manifatturiera per l’effetto energia. Il +1,9% del manifatturiero è frutto in buona parte dell’automotive e degli investimenti Fca - come dimostra la performance della Basilicata - ma secondo la Svimez danno segnali di risveglio anche altri comparti come chimica e tessile-abbigliamento a conferma della vitalità del tessuto industriale meridionale. Il carattere per certi versi straordinario del 2015, anno spinto dall’accelerazione di spesa dei fondi Ue, viene confermato dalle previsioni per il 2016 quando la dinamica del Centro-Sud (+0,3%) tornerà ad essere meno sostenuta del Centro-Nord (0,9%) e del totale nazionale (0,8%). Nel 2017 la Svimez si attende un parziale riallineamento: +0,9% al Sud contro, rispettivamente, 1,1 e 1 per cento.

Gli occupati nel Mezzogiorno sono aumentati nel 2015 di 94mila unità (+1,6%), contro le 91mila del Centro-Nord (+0,6%). Ma è un dato, sottolinea il direttore della Svimez Riccardo Padovani, che non deve far perdere di vista la voragine che si è aperta con la crisi, quantificabile al Sud in quasi mezzo milioni di occupati persi rispetto al 2008. In termini di qualità della nuova occupazione, emerge invece come il maggior contributo giunga dai contratti a termine (+56mila) attivati in buona parte nell’agricoltura e nel turismo e in misura minore dal tempo indeterminato supportato dalla decontribuzione del Jobs act. Resta preoccupante il contesto sociale: nell’ultimo anno le persone in condizione di povertà assoluta sono aumentate di 218mila unità e il rischio povertà è triplo rispetto al resto del Paese.

Le proposte e il governo
I segnali del 2015 non bastano a cancellare dalla mente evidenze di un ritardo enorme, che nell’ultimo ventennio ha prodotto una crescita cumulata di appena l’1,3%, quasi 40 punti in meno dell’Unione europea a 28. E dall’esperienza di altri Paesi europei, come la Polonia, la Svimez propone di mutuare uno strumento di attrazione investimenti come le Zone economiche speciali. Uno scatto sensibile nelle previsioni di crescita, poi, nell’ordine di uno 0,8% aggiuntivo, potrebbe arrivare spendendo integralmente nel 2016 i 7 miliardi di investimenti attivabili al Sud in virtù della clausola di flessibilità accordata dalla Ue. La ripresa degli investimenti pubblici, è la tesi, deve essere realmente aggiuntiva e non deve limitarsi a una corsa per spendere fondi Ue entro le scadenze fissate a fine ciclo. Svimez chiama infine in causa il governo a completare l’attuazione del Masterplan, «mancano ad esempio i Patti con due Regioni fondamentali, cioè Puglia e Sicilia». Dal canto suo intervenendo alla presentazione, Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sottolinea come «sui Patti abbiamo già messo 13,4 miliardi». Intanto, prosegue De Vincenti, «entro Ferragosto - dopo la cabina di regia sul Fondo sviluppo e coesione in programma la prossima settimana - si terrà un Cipe per ripartire risorse pari a 11,4 miliardi al Sud e 4,6 miliardi al Centro-Nord destinate alle infrastrutture, prevalentemente opere interregionali».

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