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Piano strategico per il turismo: ecco i contenuti

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Piano strategico per il turismo: ecco i contenuti

Sfruttare al meglio l’onda lunga del turismo, l’unico comparto che non vede mai la crisi - quest’anno in Italia si prevede una crescita tra +3,5 e +4,5% - valorizzando al meglio tutto il territorio nazionale per 365 giorni all’anno. E trasformando i poli attrattivi più famosi come Venezia, Firenze e Roma o le «infrastrutture culturali» più importanti (musei, parchi archeologici, teatri, ecc.) in «porte di accesso» per gli altri territori e per forme di turismo diverse da quello tradizionale come il turismo sostenibile (ciclovie, cammini, parchi e aree protette) e quello che privilegia i luoghi minori (borghi, aree rurali, piccoli centri). Le parole d’ordine per raggiungere questo obiettivo sono integrazione, riqualificazione, valorizzazione, mentre lo strumento principe per antonomasia da utilizzare è quello della digitalizzazione (due terzi⅔ dei viaggiatori utilizza ormai il web per prenotarsi il viaggio) confermando e potenziando tra le altre cose il credito d’imposta (oggi al 30%) riconosciuto alle imprese turistiche che investono sull’on line.

È questo l’identikit del piano strategico per il turismo 2017-2023 che il Governo ha appena messo a punto per scommettere su una delle “industrie” più sottovalutate dal nostro Paese: il turismo incoming nel 2015 ha fatturato 35,8 miliardi di ricavi. Siamo solo al settimo posto nel mondo e al quinto (dietro Francia, Usa, Spagna e Cina) per numero di arrivi (50,7 milioni). Troppo poco per le potenzialità inespresse di un Paese che ha il record di siti Unesco. «Ribadisco quello che ha detto il ministro Franceschini quando si è insediato e cioè che il ministero dei beni culturali e del turismo è il primo ministero economico italiano, perché tra indotto ed effetti positivi per il made in Italy, il turismo può essere la leva principale per la ripresa economica del Paese», avverte il sottosegretario al Mibact Dorina Bianchi. Che indica nella «delocalizzazione e nella destagionalizzazione» la sfida principale del piano strategico a cui hanno lavorato Regioni, operatori e rappresentanze sindacali.

TOP 10 DEL TURISMO INTERNAZIONALE PER INTROITI NEL 2015
Dati in miliardi di US$ e var. % moneta locale (Fonte: Enit)

Il piano è stato appena approvato dal Comitato permanente del turismo - a settembre arriverà in Parlamento e alla Stato regioni prima del varo definitivo in consiglio dei ministri - e individua in 80 pagine oltre 150 azioni e quattro obiettivi principali: innovare l’offerta turistica nazionale, accrescere la competitività, sviluppare il marketing e realizzare una governance delle politiche di settore. Un libro dei sogni? Per trasformare le strategie in misure concrete ci sarà un appuntamento fisso: l’approvazione del programma di attuazione annuale con la definizione delle misure e delle risorse a disposizione. «Ogni anno individueremo progetti concreti e i fondi necessari, abbiamo già cominciato a farlo con le ciclovie e i cammini», avverte Bianchi. È di questi giorni infatti il via libera alla creazione di una rete di ciclovie turistiche nazionali con un stanziamento di 91 milioni di euro, un turismo in sella che ha un potenziale di 3,2 miliardi di giro d’affari per il nostro Paese. Altro esempio di turismo slow da poco finanziato con 61 milioni è quello della riqualificazione dei principali cammini storici e religiosi che attraversano l’Italia. In questo senso vanno anche le iniziative appena avviate per lo sfruttamento ai fini turistici di fari, case cantoniere e stazioni ferroviarie dismesse. «Ma c’è un altro turismo alternativo e tra i più ricchi che vogliamo rilanciare tutto l’anno: quello congressuale», aggiunge il sottosegretario che vede grandi potenzialità di sviluppo per il Sud, «con effetti benefici per i giovani che possono specializzarsi in professioni che lavorano non più a stagione, ma per 365 giorni l’anno».

Il piano nel capitolo «competitività» indica anche le misure per le imprese: dal potenziamento degli incentivi per la digitalizzazione a quelli per l’aggregazione e l’integrazione dei servizi e per le reti d’impresa. Allo studio anche una corsia preferenziale per accedere al Fondo di garanzia.

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