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La statua di Persefone Gaia riprodotta per il museo di Taranto

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La statua di Persefone Gaia riprodotta per il museo di Taranto

Non solo edilizia nei lavori di ampliamento del MArta. C’è anche un restauro digitale che riporterà a Taranto, e ai visitatori del museo archeologico, una copia perfetta della statua greca di Perséfone Gaia, comprata all’asta, in Svizzera, nei primi anni del novecento, dall’Imperatore di Germania, Guglielmo II, per un milione di marchi (oggi circa 150 milioni di euro) e da allora esposta all’Altes Museum di Berlino, sede, sin dal 1830, della collezione d’arte della famiglia reale. A ridurre le distanze tra la Germania di oggi e la Magna Grecia di ieri sono stati due architetti: Augusto Resta della sovrintendenza ai Beni Archeologici di Taranto e Beppe Fragasso, che guida l’impresa barese Garibaldi Costruzioni incaricata delle attività di restauro edile e di allestimento degli spazi museali riaperti ieri (due lotti, 4 anni di lavori, 8 milioni di euro il costo).

Volati a Berlino qualche tempo fa i due hanno concluso un accordo con la direzione del museo che ha consentito di scannerizzare, con il laser, a distanza, la statua della dea dal sorriso enigmatico, senza spostarla o toccarla e così mapparla punto per punto, per tutta la sua superficie. Il computer ha fatto cioè una sorta di “calco digitale” grazie al quale la dea è stata ricostruita fedelmente dopo che, da un parallelepido di resina speciale, è venuta via via formandosi la statua, poi rifinita a mano dagli scultori perché – spiega Fragasso – «solo la mano dell’uomo, non la macchina a controllo numerico che abbiamo usato, può dare come ha dato la patina del tempo alla statua e l’espressione al viso».

Quindi dal blocco di resina la macchina ha via via sottratto, al contrario della stampante 3D, migliaia di punti fino ad ottenere la figura della scultura. Il risultato è una statua che sembra di pietra ed in realtà è di materiale amorfo. Da ieri Perséfone Gaia è stata restituita ai tarantini che ne rimarranno colpiti, come è accaduto al direttore del museo berlinese che ha visto poi la riproduzione, una copia perfetta dell’originale. Insomma un esempio di “edilizia 4.0” si potrebbe dire, che ha allungato il “palmares” dei lavori realizzati dall’ impresa Garibaldi Costruzioni e Restauri di Bari, azienda familiare attiva da 116 anni nel recupero di castelli, cattedrali e beni artistici. Nel tempo la società ha infatti trasformato ed innovato i processi di lavoro introducendo tecniche digitali in molti dei restauri ottenuti negli ultimi anni:dal Teatro Petruzzelli di Bari al Lirico di Milano, dal Museo diocesano di Taranto al museo archeologico della Daunia, al MArta dove sono state anche ricostruite, in modello, le tombe a camera riprodotte in una versione assolutamente identica a quella che videro gli archeologi che le scoprirono.

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