Economia

Lampedusa, il pasticcio dell’acqua

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PERIFERIE

Lampedusa, il pasticcio dell’acqua

Marka
Marka

L’ultima telefonata risale a domenica. A farla il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. A riceverla un ufficio della Regione siciliana. Oggetto: emergenza idrica. Il primo cittadino dell’isola ha chiamato per lamentare il disservizio nella fornitura di acqua da parte della società proprietaria del dissalatore: «L’acqua arriva ogni 18 giorni» . Una situazione allarmante. Questo almeno il racconto che ne viene fatto. A una verifica più attenta, però, ci si è accorti che la causa del disservizio va cercata nella rete di distribuzione: un guasto che va riparato. Un problema che l’anno scorso, qualche giorno prima dell’inaugurazione del nuovo dissalatore, il collettivo lampedusano Askavusa aveva già segnalato: «Un nuovo impianto per l’acqua potabile non servirà a niente se i serbatoi e la rete idrica non verranno rimodernati, visto lo stato di obsolescenza in cui si trovano e visto che anche se l’acqua in origine fosse potabile, passando dalle condutture attuali o stazionando nei serbatoi, diventerebbe imbevibile. Ma questo potrebbe essere un primo passo per rivedere il sistema idrico a Lampedusa che da sempre è uno dei punti critici». Che il servizio sia pagato è tutto da dimostrare, visto che secondo alcuni il tasso di evasione nel pagamento per la fornitura di acqua a Lampedusa e Linosa e di oltre l’80 per cento.

I debiti del Comune

 È solo uno dei paradossi di quest’isola in cui l’acqua viene “prodotta” con un impianto di dissalazione, inaugurato l’anno scorso, oggi di proprietà dell’Associazione temporanea di impresa Sap 2, acronimo che sta per Sofip-Acciona-Protecno: è il Consorzio, che nel 2015 si è aggiudicato una gara internazionale, a vendere l’acqua al Comune che per parte sua dovrebbe pagarla 0,69 centesimi per metro cubo (che la rivende a tre euro al metro cubo) mentre circa 2,90 euro a metro cubo sono a carico della Regione. Con una bella differenza rispetto a quando l’acqua nell’isola veniva portata con le cisterne via mare e costava 15 euro al metro cubo. Ma il punto, oggi, è anche un altro e sembra quasi irrisolvibile: il Comune di Lampedusa e Linosa ha intanto accumulato debiti nei confronti della società proprietaria del dissalatore di oltre 800mila euro relativi agli anni 2015 e 2016. Debiti che si vanno a sommare agli altri, pari a 1,5 milioni, relativi alla gestione precedente quando la Sofip era da sola a occuparsi della dissalazione dell’acqua nell’isola essendosi aggiudicata l’appalto all’inizio degli anni Duemila. E qui troviamo l’ennesimo paradosso: nel contenzioso tra il Comune di Lampedusa e la Sofip, «il giudice di primo grado - raccontano i vertici dell’azienda -ha dato ragione all’Ente locale sulla base della constatazione che i soldi dovuti all’azienda non erano stati previsti in bilancio». 

I piani del sindaco

Una situazione, dunque, molto complessa che il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini non nasconde affatto dando merito al dissalatore di avere assicurato una fornitura d’acqua costante ai lampedusani e a chi arriva in quest’isola: i migranti certamente ma anche i turisti («I dati di giugno confermano un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che era stato già in crescita» dice il sindaco). «La rete idrica è vecchissima e non copre l’intera isola - dice il sindaco -: l’ultima condotta è stata realizzata negli anni Ottanta. Stiamo ora intervenendo con la programmazione per rendere il servizio più efficiente: intanto è stata eliminato il pagamento forfettario che creava delle ingiustizie facendo pagare la stessa cifra a tutti, a chi sprecava e chi invece no. Stiamo installando i contatori ma va affrontato anche il problema dell’evasione: per un retaggio antico qui sono in pochi a pagare e quello delle entrate per il servizio idrico è un elemento critico che anche la Corte dei conti ci ha fatto notare». Per la razionalizzazione e l’ammodernamento della rete idrica l’amministrazione di Lampedusa conta di utilizzare un terzo del finanziamento da 20 milioni che ha ricevuto dallo Stato, ma prima di tutto, dice Giusi Nicolini, «bisogna fare il monitoraggio per capire bene dove e come intervenire». Quanto ai debiti nei confronti della Sofip prima e della Sap2 oggi il sindaco è netto: «Sono pronta a pagare il corrente ed è una cosa che farò quanto prima. Per quanto riguarda il passato si chieda conto e ragione ai sindaci del tempo. Oggi c’è con l’azienda che gestisce il dissalatore un rapporto corretto, in passato le cose non sono sempre andate così».

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