Gli impianti per il metano suscitano paura fra alcuni. Dovunque venga presentato un progetto — apriti cielo — i politici locali s’avventano sui cittadini per stimolare quel terrore che tanto paga alle elezioni.
Di recente è stata ufficializzata con una sentenza la fine tombale del progetto Eleonora, contestatissimo da Regione-Provincia-Comune-comitati, progetto con cui la Saras aveva sperato di cercare una giacimento nel sottosuolo della Sardegna. La Sardegna non è metanizzata e al metano a chilometro zero preferisce (a tutela dell’ambiente, dicono) importare e bruciare petrolio e carbone.
Di recente la Snam ha dovuto firmare con le autorità emiliane e con il ministero dello Sviluppo economico un protocollo di ricerca sullo stoccaggio di metano di Minerbio. L’intesa serve a controllare se il più importante nodo italiano e sud-europeo del gas, dove confluiscono diversi gasdotti intercontinentali, può rappresentare un rischio sismico.
Preoccupazioni simili in Lombardia (l’assessora regionale Claudia Maria Terzi vuole imporre monitoraggi aggiuntivi sugli stoccaggi), in Friuli-Venezia Giulia (stop al rigassificatore di Trieste), in Puglia (la Regione è contro la conduttura Tap che attraversati Azerbaigian, Turchia, Grecia e mare Adriatico terra a Melendugno), a Rosignano per un rigassificatore progettato dall’Edison, in Abruzzo contro la posa di una tubazione.
In Italia ci sono circa 35mila chilometri di grandi gasdotti che percorrono invisibili la penisola dalle Alpi fino alla Sicilia. Si notano solamente per i “cinesini”, cioè i paletti gialli coperti da un cappelluccio a cono che a volte si vedono nelle campagne.
Nel mondo c’è una cinquantina di rigassificatori, cioè quegli impianti dove viene conservato e riportato allo stato gassoso il metano liquido arrivato con le navi. La maggior parte di questi impianti sono in Giappone, ma sono molti anche in Corea, Spagna e Stati Uniti. Non sono bombole, non c’è pressione, perché il metano resta liquido come acqua in una pentola finché rimane freddo in questi termos giganti; e viene riportato allo stato di gas semplicemente scaldandolo.
Questi impianti, quando saranno realizzati, potranno rendere l’Italia quell’hub del gas che ridurrà i consumi di petrolio e le emissioni inquinanti in atmosfera, porterà investimenti e fatturato, farà scendere i prezzi per i consumatori. A qualcuno la prospettiva che si consumi meno petrolio e si inquini meno, che i prezzi scendano e che la ricchezza si generi in Italia può dare disturbo.
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