Economia

La meccanica guida lo «shopping»

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i casi

La meccanica guida lo «shopping»

MILANO - Stevanato che acquisisce il gruppo Balda. Adler che completa l’acquisizione della tedesca Hp Pelzer. O la modenese Emmegi che fa sua la Elumatec di Stoccarda. Sono solo 3 delle operazioni avvenute nel primo semestre 2016.

Non è solo la Germania a fare “acquisti” in Italia. L’ampia galassia della meccanica (soprattutto), la gomma-plastica, la chimica e l’engineering sono tra i settori in cui – complice il fortissimo e indissolubile legame di fornitura nelle supply chain internazionali – si esprime il dinamismo dello shopping delle nostre medie imprese nel perimetro della “locomotiva d’Europa”.

Secondo il database Zephyr di Bureau van Dijk, su 3,6 miliardi di acquisizioni estere, da parte di imprese italiane, nel 2015, 11 operazioni (per un ammontare complessivo di circa 374 milioni di euro) hanno riguardato la Germania, appena dietro a Gran Bretagna (12 operazioni per 480 milioni di euro)e Francia (11 operazioni per 406 milioni). Operazioni che in Germania guardano, soprattutto, la meccanica.

Ma oltre le acquisizioni ci sono gli investimenti e le partecipazioni. Nuove o già consolidate negli anni.

Secondo il rapporto di aprile 2016 della Bundesbank, sul rilevamento degli stock di investimenti diretti in Germania, la quota di quelli italiani rispetto al volume complessivo degli Ide ha raggiunto, nel 2014, l’8,1%.

Le imprese tedesche a partecipazione italiana erano 604, con 100 mila dipendenti ed un giro d’affari annuo di 62,3 miliardi di euro.

L’Italia si trova così al sesto posto nella classifica generale relativa ai partner Ue con il maggior numero di imprese in Germania.

Ma dove si è investito? I flussi finanziari più consistenti sono stati destinati,sempre nel 2014, al settore finanziario assicurativo (27,4 miliardi), ma anche all’industria manifatturiera (4 miliardi) e al settore del commercio, della manutenzione e della riparazione di autoveicoli (1 miliardo). Mentre 765 milioni di euro sono stati investiti nella partecipazione finanziaria all’interno di aziende tedesche.

Ma se si guarda alla “pura” manifattura, svettano la meccanica (con 369 milioni) e la fabbricazione di prodotti chimici (162 milioni di euro).

Solo una settimana fa Crif (che si occupa di gestione del rischio e credit solution) ha annunciato l’acquisizione delle operations di Deltavista in Germania e iPolonia.

«Negli ultimi 5 anni – ha sottolineato Jörg Buck, componente della Camera di Commercio italo-tedesca – abbiamo notato, dal nostro punto di vista, una tendenza positiva alla crescita degli investimenti italiani in Germania, pari a 155 progetti per un valore di 35 miliardi di euro. Occasioni che si moltiplicano soprattutto nell’ambito della meccanica e dell’automazione, su cui la Germania sta spingendo da qualche anno e su cui ora anche l’Italia ha deciso di puntare».

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