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Tra le piccole imprese di Assolombarda cresce l’ottimismo

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Tra le piccole imprese di Assolombarda cresce l’ottimismo

Ansa
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Lo scenario di guerra della grande crisi è dietro le spalle e qualche segnale d'inversione di tendenza comincia finalmente a scorgersi: il 48% delle piccole imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza ha chiuso il 2015 con un fatturato in crescita e addirittura il 49% si attende un ulteriore incremento di giro d'affari dall'anno in corso.

Lo rivelano i dati del Centro Studi di Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza che ha sottoposto ai raggi x le rilevazioni Istat e passato in rassegna le performance di un campione di 295 pmi del manifatturiero e del terziario innovativo. Un'indagine che concentra il proprio focus su una componente fondamentale del tessuto economico locale: a Milano, Lodi, Monza e Brianza si contano infatti 416mila pmi che rappresentano il 99,9% delle unità locali del territorio e il 9% delle pmi italiane. Realtà che occupano 1,4 milioni di addetti, cioè l'84% dei lavoratori del territorio e il 10% del totale degli addetti delle pmi italiane. Nel 94% dei casi parliamo addirittura di micro-imprese (da zero a nove addetti). Quanto ai settori rappresentati, prevale il commercio (21%), seguito dai servizi (19%), poi manifatturiero (9%) e costruzioni (9%). La grande crisi da queste parti si è fatta sentire eccome: micro e piccole imprese lombarde hanno registrato infatti una flessione del 17,2% della produzione rispetto ai livelli pre-crisi, contro il -7,8% delle medie imprese e addirittura la crescita di 3 punti percentuali delle grandi. «Abbiamo vissuto anni difficilissimi – commenta Alessandro Enginoli, presidente di Piccola Industria Milano, Lodi, Monza e Brianza – con il morso della crisi che ha messo a dura prova il nostro segmento. La selezione è stata molto dura: in tanti non ce l'hanno fatta a superare il momento, stretti da condizioni di mercato tutt'altro che favorevoli». Qualcosa, però, a quanto pare sta cambiando e lo suggerisce la stessa indagine del Centro Studi. Se si guarda all'anno scorso, il 28,3% delle piccole ha visto crescere il proprio fatturato di oltre il 5%, un altro 19,3% ha registrato un incremento entro i 5 punti percentuali, mentre il 18,9% ha riscontrato ricavi stabili. Al contrario, il 19,9% ha fatto i conti con una flessione entro il 5% e il 12,9% oltre il 5 per cento. Riassumendo, il 47,6% del campione ha chiuso il 2015 con ricavi in aumento. «È stato tutto sommato – prosegue Enginoli – un anno positivo, soprattutto per chi ha internazionalizzato. I mercati esteri restano il principale sbocco per le pmi, in virtù del loro caratteristico dinamismo».

Il sentiment relativo al 2016, se possibile, è ancora migliore: stavolta è il 48,7% delle aziende interrogate che mette in preventivo un incremento di fatturato. Nello specifico, il 17,8% stima una crescita oltre il 5% e il 30,9% fino al 5 per cento. Fatturato stabile per il 36,9% delle piccole, con le percentuali di chi preventiva flessioni entro i 5 (9,1%) e oltre i 5 punti (3,5%) che si contraggono.

«Restano problemi storici – spiega Enginoli – come l'accesso al credito. Una certa inversione di tendenza, negli ultimi anni, si era registrata. La speranza è che il momento particolarissimo che attraversa la finanza non riporti tutto alla situazione di partenza». La ricetta per contrastare problemi come questo? «Da parte nostra – conclude il presidente – è sempre la stessa: dobbiamo fare sistema».

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