Il prossimo appuntamento è già stato fissato. Sul giorno però non vi sono certezze: sarà a settembre tra il 20 e il 25. In quell’occasione a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico, si tornerà a parlare della reindustrializzazione del sito di Termini Imerese e in particolare dello stato di avanzamento della riconversione avviata da Blutec, l’azienda del Gruppo Metec Stola, che vuole creare un polo per la produzione di auto ibride e elettriche.
Da inizio maggio le porte dello stabilimento, chiuse dal 24 novembre 2001, sono state riaperte e sono una novantina le persone che lavorano: 40 già assunti a tempo indeterminato, mentre una cinquantina frequentano corsi di riqualificazione in vista dell’assunzione. Questi ultimi insieme a tutti gli altri (circa 710 ex dipendenti Fiat) hanno ottenuto l’ennesima proroga della Cassa integrazione: il decreto è stato firmato qualche settimana fa dal ministro del Lavoro e la Cig scade il 30 settembre. Poi ricomincerà la trafila per il rinnovo. Continuano a non ricevere Cig i 350 lavoratori dell’indotto il cui problema sarà affrontato dai sindacati a settembre: «Chiediamo - spiega Mastrosimone della Fiom-Cgil – che sia prevista la copertura con le risorse destinate alle aree in crisi complessa, quale Termini è, per garantire ai lavoratori un reddito per il 2016 e fino a quando l’intero progetto di rilancio non andrà a regime: non si capisce perché questi operai non debbano avere le garanzie che altri hanno».
Il tutto mentre il cammino per arrivare alla produzione delle auto procede ma non speditamente come ci si aspettava e in questo caso l’azienda non ha alcuna responsabilità, anzi, ha annunciato che a settembre presenterà la Fase 2 del progetto per lo stabilimento di Termini Imerese ovvero il piano industriale per l’auto ibrida e elettrica: un progetto che vale 190 milioni di euro di investimenti. Come hanno raccontato i sindacati al termine dell’ultimo confronto che si è tenuto al Mise a fine luglio: «È emersa – spiega Giovanni Scavuzzo, rappresentante sindacale della Fim tra i lavoratori ex Fiat – la conferma della volontà dell’azienda a procedere con il piano, ma sono emerse anche le difficoltà legate ai finanziamenti del progetto per Termini Imerese e ritardi che porteranno, per quest’anno, alla diminuzione del numero di lavoratori che faranno ingresso in fabbrica: non 250 come era stato annunciato ma 120».
L’obiettivo resta riassorbire tutta la forza lavoro entro il 2018, anno in cui la produzione di auto dovrebbe andare a regime. L’attesa vera da parte di lavoratori, sindacati e dell’intero territorio riguarda il piano industriale per la produzione di auto: secondo indiscrezioni l’azienda avrebbe già concretizzato accordi con case automobilistiche per arrivare alla produzione dei veicoli.
Il nodo da sciogliere, in questa fase, riguarda la parte di cofinanziamento da 74 milioni garantito dalla Regione siciliana e che deve essere erogato da Invitalia. Blutec ha incassato la delibera da parte della Banca del Mezzogiorno che si è impegnata a erogare otto milioni necessari per il pagamento dell’Iva sull’intero finanziamento. Un passaggio che era ritenuto vincolante e che, seppur con qualche piccolo problema sulla delibera, potrebbe sbloccare il finanziamento del 30% dei fondi già trasferiti nelle casse di Invitalia, ovvero i 20 milioni che per i sindacati sono «fondamentali per avviare gli ordini di macchinari e impianti che serviranno allo sviluppo dell’altra parte del progetto Blutec per Termini, la chimica». Ma serve una delibera da parte del Cda di Invitalia che è stato rinnovato, con la conferma di Domenico Arcuri come ad, il 4 agosto.
«Il punto - dice Mastrosimone – è capire cosa prevede la Fase 2, quella della produzione di auto. Perché quel progetto è in grado di garantire il rilancio dell’area industriale di Termini Imerese con il riassorbimento dei 750 lavoratori ex Fiat e i 350 operai dell’indotto».
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