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Puglia: imprese e sindacati bocciano la legge speciale regionale

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Puglia: imprese e sindacati bocciano la legge speciale regionale

È bastato il solo annuncio per provocare una raffica di no, appena attenuata dal solo consenso espresso dal sindaco di Taranto. La legge speciale regionale annunciata dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, non piace alle parti sociali. È compatta la posizione assunta da Confindustria Taranto e sindacati confederali. La Regione ha presentato l’iniziativa, affidata a un tavolo di coordinamento da insediare, come una risposta alla crisi dell’area. Infrastrutture, investimenti e incentivi, per ora non meglio precisati, sono il pacchetto che la Regione vuole mettere in campo con la legge per Taranto, da riproporre poi anche a Brindisi.

Il percorso, dice la Regione, sarà sviluppato in base al nuovo ddl regionale sulla partecipazione e l’obiettivo è quello di arrivare a superare l’industria dell’acciaio che viene ritenuta incompatibile con l’ambiente.
Le critiche a Emiliano si muovono ora su due fronti: è un doppione rispetto agli strumenti che il Governo nazionale ha già impostato e avviato per Taranto ed è fortissimo il sospetto che il presidente della Regione voglia utilizzare questa legge come ulteriore possibilità per smarcarsi dal Governo, spesso attaccato negli ultimi mesi per la gestione del caso Taranto e Ilva. Il conflitto tra Bari e Roma non è certo nuovo, investe più questioni, tuttavia Emiliano di recente lo ha inasprito quando ha palesato la possibilità di impugnare alla Corte Costituzionale l’ultimo decreto Ilva, convertito in legge a fine luglio, ed ha attaccato il Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto (una delle leve azionate dal Governo) proprio nel giorno in cui il premier Matteo Renzi era a Taranto (lo scorso 29 luglio) dicendo che non c’era un euro nuovo rispetto agli 857 milioni di plafond ma si trattava di risorse già assegnate. Vero, gli ha risposto a stretto giro il sottosegretario alla presidenza, Claudio De Vincenti - che quel giorno accompagnava Renzi insieme al ministro Graziano Delrio e al vice ministro Teresa Bellanova -, ma perché la giunta Emiliano, al contrario di quella precedente di Nichi Vendola, non ha aggiunto nulla. Eppoi, ha evidenziato De Vincenti, al Tavolo istituzionale Taranto di Palazzo Chigi Emiliano ha sinora «brillato per la sua assenza».
Provoca poi dubbi il riferimento che Emiliano fa al ddl sulla partecipazione per costruire la legge regionale per Taranto. Perché a Taranto si voterà per il Comune nella primavera 2017 ed Emiliano, oltre a voler essere protagonista della partita, si mostra molto attento nel dialogo verso i movimenti antagonisti e ambientalisti che hanno messo all’indice decreti Ilva, Governo e Pd stesso, di cui pure Emiliano, sino a poco tempo fa, è stato segretario regionale della Puglia. E allora, l’apertura alle norme sulla partecipazione da parte di Emiliano viene interpretata come un tentativo di far entrare in gioco forze con le quali nè le istituzioni locali, nè le parti sociali, sono mai riuscite a colloquiare proprio perché le posizioni sono nettamente divergenti. Sull’Ilva, per esempio, la visione della continuità produttiva e del risanamento ambientale si contrappone alla chiusura secca degli impianti.
«È solo un tentativo di cercare di superare il ruolo del Governo centrale e anche l’Ilva immaginando che qui si possa vivere solo di turismo – commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo –. Che poi tutti sono bravi a superare l’Ilva a parole, visto che il famoso piano B, di cui parla anche Emiliano, non esiste da nessuna parte». «Diciamo ad Emiliano che c’è bisogno di mettere le risorse e di fare i passaggi che competono alla Regione, non certo di spostare la cabina di regia da Palazzo Chigi a Bari – afferma Giancarlo Turi, segretario Uil –. Gli interventi sono definiti e il Governo sta anche lavorando all’accordo di programma per Taranto». Incalza Giuseppe Massafra, segretario Cgil: «Si rischia di far passare come “democratiche e partecipate” quelle scelte “panciste” di gruppi più o meno organizzati che nella stragrande maggioranza dei casi rappresentano solo loro stessi». E Antonio Castellucci, segretario Cisl, dice: per Taranto «c’è bisogno non di posizioni disfattiste e/o di movimenti di opinione allarmiste e/o politici che non sappiano generare fiducia e speranza» ma «di un patto sociale che favorisca lo sviluppo con una efficace collaborazione tra istituzioni, politica a tutti i livelli e con le parti sociali».

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