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Nuovi extra-costi nella bolletta delle Pmi

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Nuovi extra-costi nella bolletta delle Pmi

(Marka)
(Marka)

Non c’è tregua per la bolletta elettrica delle Pmi. Il conto finale per le imprese di taglia small è gravato da nuovi extra-costi che frenano il forte calo delle quotazioni della materia prima. Nel secondo trimestre di quest'anno, infatti, non solo sono tornati a crescere gli «oneri di sistema», che coprono i costi per le attività di interesse generale per il sistema elettrico, ma sono aumentati anche quelli di dispacciamento, cioè di gestione dei flussi di energia sulla rete. Lo rivela la fotografia scattata dalla Camera di commercio di Milano con il contributo di Ref Ricerche. Un'elaborazione su quattro tipologie di consumo che conferma i timori degli addetti ai lavori in un'estate ricca di colpi di scena sui costi dell'energia.

Tra aprile e giugno i piccoli che hanno scelto il mercato libero hanno pagato fra il 3,9 e l'8,4% in meno rispetto al secondo trimestre del 2015. Uno sconto di poco conto se si pensa che il prezzo dell'energia ha registrato un calo a doppia cifra in una forchetta compresa tra il 24 (nel caso di un'impresa artigiana) e il 14% (per un'azienda manifatturiera). Che cosa è successo? L'evoluzione del prezzo finale è la conseguenza di un paradosso tutto italiano, dove la componente della materia prima rappresenta appena un terzo della bolletta, mentre le voci «oneri di sistema» e «dispacciamento» pesano per circa la metà del costo finale.

LA BOLLETTA DELLE IMPRESE
Spesa all inclusive (euro al MWh). Dato annualizzato. (Fonte: elaborazione Ref Ricerche su dati CCIAA Milano)

Per un'impresa manifatturiera e un supermercato allacciati in media tensione la crescita gli oneri di sistema è stata del 2% rispetto all'anno precedente. Per il piccolo negozio e l'impresa artigiana l'aumento è stato meno significativo.
«Questi dati - sottolinea l'economista di Ref Ricerche, Samir Traini - confermano che l'effetto del provvedimento taglia-bollette è definitivamente svanito e l'importo degli oneri di sistema è tornato ai livelli che hanno preceduto il provvedimento».

La misura, introdotta con il decreto Competitività e convertito in legge (Dl 91/2014), è entrata in vigore nel gennaio 2015 proprio per far fronte all'aumento degli oneri degli ultimi anni. Ma, come dimostrano le elaborazioni di Ref Ricerche, il suo impatto è stato circoscritto al primo semestre del 2015. «Su questo fronte - spiega Traini - le prospettive per i prossimi mesi non sono confortanti, perché la stessa Autorità per l'energia stima un livello record di oneri di sistema nel 2016 a quota 16 miliardi, più che raddoppiato rispetto ai 7,4 miliardi del 2011».

LA BOLLETTA DELLE IMPRESE
Dato totale

Nel secondo trimestre si sono però aggiunte altre nubi all'orizzonte. Rispetto ai tre mesi precedenti gli oneri di dispacciamento hanno registrato un'impennata: per la piccola impresa artigiana e il negozio l'aumento è stato dell'8,5%, mentre per la Pmi manifatturiera e il supermercato il balzo è stato del 10 per cento. Una dinamica che non è passata inosservata. Il primo a lanciare l'allarme sugli extra-costi di dispacciamento è stato il Coordinamento Consorzi di Confindustria a fine giugno. Poi il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha chiesto chiarimenti a Terna e all'Autorità per l'energia. Quest'ultima ha attivato dal 1° agosto nuove regole «per contrastare il rischio di comportamenti anomali da parte degli operatori sul mercato del dispacciamento, trasferendo costi impropri sui consumatori finali».

Ma i colpi di scena non finiscono qui. Dal 1° luglio sono scattati nuovi aumenti delle tariffe, come comunicato dalla stessa Autorità. Nel terzo trimestre la bolletta per le famiglie e le imprese rischia dunque di essere più salata. Il provvedimento ha suscitato numerose polemiche e ha spinto il Codacons a presentare un ricorso al Tar della Lombardia, puntando il dito proprio contro l'aumento ingiustificato degli oneri di dispacciamento. Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso e il procedimento è stato rinviato nel merito alla camera di consiglio fissata per il 15 settembre. «L'evoluzione dei prezzi nei prossimi mesi - aggiunge Traini - sarà dunque ricca di incognite».

È questo l'habitat in cui si troveranno le imprese a partire dal luglio 2018, quando scatterà l'abolizione del servizio di maggior tutela, riservato alle aziende in bassa tensione con meno di 50 dipendenti e un fatturato inferiore a 10 milioni. A prevedere la fine della maggior tutela è il Ddl concorrenza, che ha appena ottenuto il via libera della commissione Industria al Senato e dovrà ora approdare in Aula per l'ok definitivo. Da gennaio, intanto, prenderà il via un graduale processo di preparazione al nuovo corso, con l'offerta «Tutela Simile» che permette l'adesione volontaria via web a una fornitura con una struttura contrattuale standard definita dall'Autorità, per consentire alle Pmi di sperimentare una forma di offerta più vicina a quelle del mercato libero.
Nel frattempo la Camera di commercio di Milano è impegnata a fornire gli strumenti più adatti per supportare le micro e piccole imprese ad affrontare il passaggio. «Dopo la fase sperimentale - sottolinea Sergio Rossi, dirigente dell'area Sviluppo delle imprese, del territorio e del mercato - ci avviamo a implementare, con la collaborazione dei principali fornitori, un sistema informativo per promuovere la semplificazione delle informazioni contenute nelle offerte commerciali. Lo strumento permetterà ai fornitori qualificati di valorizzare le proprie offerte e renderà le imprese maggiormente consapevoli nel momento dell'eventuale scelta di cambiare fornitore.

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