«Siamo fifty-fifty con il padreterno: lui ci ha messo la bellezza, noi l’abilità». Salvatore Rispoli, proprietario della Buca di Bacco e per una vita presidente degli albergatori di Positano, si è inventato la formula aurea che ripartisce solomonicamente i meriti per questo miracolo della natura: ex aequo tra i positanesi e la divinità. Questo antico borgo di pescatori – una specie di Sasso Barisano a precipizio sul Tirreno – con il soprannaturale sembra in sintonia. Tanto che chiunque ci abbia messo piede, da Odisseo in poi, è rimasto stregato per il resto dei suoi giorni.
Cominciarono i poeti e musicisti russi approdati qui tra le due guerre, e seguirono gli americani del generale Mark Clark, comandante della V armata americana e braccio destro di Dwigt Eisenhower. Con raro senso estetico e strategico, Clark creò due rest camp (luoghi in cui i soldati potessero ritemprarsi), uno a Positano, l’altro a Capri. Pure Positano, a modo suo, è un’isola: basta controllare le due strade di accesso, una verso Salerno, l’altra in direzione di Castellammare, per trasformare questo paesino di tremila abitanti in una fortezza inespugnabile.
Da fortezza russa e americana, indimenticabili le pagine di John Steinbeck sul periglioso percorso a bordo di una Topolino per raggiungere la Costiera amalfitana, a fortezza del turismo italiano. Al posto dei Nobel e dei generali di corpo d’armata adesso tra Praiano e Positano – neppure 200 metri dall’Hotel San Pietro - gettano l’ancora in rada Larry Allison, fondatore di Oracle, Bill Gates, Rupert Murdoch, Steven Spielberg e qualsiasi miliardario con una nave al seguito disposto a godere di uno spettacolo irripetibile. Appollaiata tra le rocce di Arienzo, proprio di fronte alla rada dove gettano l’ancora questi monumentali yacht, c’è la vecchia villa del regista Franco Zeffirelli, acquistata da un miliardario americano, ribattezzata Villatreville e trasformata in 11 lussuosissime suite. Da miracolo della natura a miracolo del turismo il passo è stato breve. Positano è un vero e proprio fenomeno, con presenze dei sempre fedeli anglosassoni (americani, australiani e inglesi). «Gli stranieri sono l’80% del totale. Nessun’altra località meridionale può vantare il numero di australiani che scelgono Positano», dice il sindaco Michele De Lucia. Non ci sono solo loro i ricchi, per fortuna. E accanto i 35 alberghi, l’architrave dell’industria turistica, sono nati una miriade di B&B e affittacamere. «Quest’anno supereremo del 5% i già straordinari successi del 2015», dice il vicesindaco con delega al Turismo Francesco Fusco. Spiega Lorenzo Cinque, proprietario dell’hotel Villa Albertina, ex vicesindaco ed ex rappresentante presso l’associazione albergatori di Salerno: «Da maggio a ottobre si lavora senza sosta».
Il turismo campano e meridionale visto da Positano sembra un sogno realizzato. C’è una presenza trainata dai big mondiali della finanza, dell’industria e dello star system; c’è un’offerta turistica e culturale (Capri via mare, con cui molti americani e non solo fanno la spola, e Ravello via terra) che malgrado le liti tra comari all’interno della fondazione omonima continua ad affascinare l’alta società di mezzo mondo. È come se gli stranieri che arrivano fin qui sorvolassero sui passi falsi e premiassero quel fifty-fifty tra i positanesi e il padreterno. Perché al capitolo errori l’elenco è altrettanto nutrito. L’inchiesta della Procura di Salerno sui depuratori di Amalfi, Praiano e Positano (lambita per la verità marginalmente) è solo uno degli esempi. L’altra nota dolente è quella dell’abusivismo. Chi conosce Positano sostiene che per decenni molti proprietari abbiano conteso metro dopo metro a una natura avara di spazi. Felice Murano, un nolano proprietario del B&B la Maliosa di Arienzo, ha scavato nottetempo metà delle sue camere. Preveggenti i positanesi: i valori immobiliari potevano solo lievitare.
Solo che qualche volta si è andati oltre. Come quando hanno tentato di costruire una funivia abusiva (unicamente per il trasporto di cose, poi sigillate dai carabinieri) con l’obiettivo di collegare le colline al mare. “Per Positano 1.700 gradini” è il cartello in italiano e in inglese che si legge nella frazione collinare di Montepertuso. Una misura che dà l’idea del dislivello con il mare. «Un metro quadrato, in certi casi, può valere anche 20mila euro», svela Romano Ercolino, per una vita docente di Progettazione architettonica alla Seconda università di Napoli. Altra nota critica la casella vacante da 15 anni della sezione positanese degli albergatori. «Dopo tre mandati – racconta Rispoli – decisi di gettare la spugna. Nominammo un altro collega, ma dopo pochi mesi disse che non se la sentiva: troppe grane. Da allora nessuno ha voluto prendere il suo posto».
Qualcuno sostiene che trovare un punto di sintesi in una comunità cosi piccola sia sempre più complicato. Il sindaco-marchese Aldo Sersale, proprietario delle Sirenuse, lo teorizzò a John Steinbeck nel ’53: «Qui siamo più o meno tutti parenti. Se succede qualcosa, non è molto diverso da una lite in famiglia». E in questi casi, dice la regola, meglio astenersi.
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