Producono strumenti musicali, apparecchi o sistemi per trasmettere e riprodurre musica. Commerciano strumenti, supporti registrati (cd, dvd, dischi) o apparecchiature audio e video. Gestiscono sale di registrazione, discoteche, eventi e concerti. Hanno profili e target tra loro diversissimi, ma tutte sono legate da un minimo comun denominatore: la musica. Le aziende italiane di questo comparto, che dopo anni di difficoltà sembra ora godere di nuovo di buona salute, sono quasi 10mila e danno lavoro a oltre 25mila persone.
A rivelarlo è uno studio della Camera di Commercio di Milano, che ha suddiviso queste aziende per comparto e per area geografica, raccogliendo i dati relativi al primo trimestre del 2016. La città che conta il maggior numero di imprese è Roma, che da sola registra 976 imprese e 3.500 addetti. Ma è la Lombardia la regione in cui si concentra lo zoccolo duro del comparto, con 2mila imprese attive e 6mila addetti.
(Fonte: Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2016)
Per quanto riguarda il settore manifatturiero, 445 sono le aziende specializzate in fabbricazione di strumenti musicali e supporti musicali, 424 quelle attive nel commercio e ben 1.136 quelle che forniscono servizi. Milano, seconda in Italia soltanto a Roma, conta 926 imprese musicali, pari al 9,3% nazionale, in crescita del 2% in un anno, e oltre 3mila addetti nel settore.
A livello nazionale, dopo Roma e Milano, le città “musicali” per eccellenza sono Napoli (con 494 imprese) e Ravenna (con 696 addetti). Tra le prime dieci aree in Italia per numero di imprese anche Cremona, sesta con 210 attività, e Brescia, nona con 180.
(Fonte: Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2016)
Per quanto riguarda il business della musica dal vivo, i concerti generano un ndotto da 100 milioni l’anno nella sola Lombardia, che nel 2015 ha registrato circa 7.500 spettacoli di musica classica, leggera e jazz , ovvero circa un quinto dei concerti organizzati in Italia, per un giro d’affari che vale il 24% del totale.
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