Una rivoluzione di processo, avviata dal basso già da alcuni anni e che ora, con l’avvio della strategia di Confindustria sul Industria 4.0, è pronta a cogliere i primi risultati anche sul piano tecnologico. Brescia si propone ufficialmente come sede di uno degli innovation hub che Confindustria intende attivare in Italia per diffondere la cultura dell’innovazione digitale. «Siamo la prima manifattura italiana - spiega il presidente dell’Associazione industriale bresciana, Paolo Streparava -, abbiamo i titoli per farlo».
Da diversi mesi Aib ha avvito un tavolo con alcune multinazionali hi tech, allo scopo di creare una sorta di «laboratorio» per sviluppare, in concreto, un metodo di lavoro diffuso tra tutti gli associati. «È necessario coinvolgere un grande player in una logica di filiera - spiega Streparava -: solo così possiamo migliorare e rendere più efficienti i nostri sistemi di gestione dei processi produttivi».
Il centro studi Aib sta lavorando da diverso tempo alla mappatura delle competenze presenti sul territorio. Da un primo sondaggio tra le aziende emerge, come elemento centrale, non tanto l’esigenza di un rinnovamento tecnologico, quanto le necessità di un cambio di paradigma culturale da attuare all’interno delle aziende, per agevolare l’adozione di quanto offrono le nuove tecnologie.
«L’innovazione - spiegano dal centro studi - non passa solo sull’asse Milano-Roma, e le pmi bresciane lo dimostrano». Cembre, per esempio, è una realtà paradigmatica da questo punto di vista. Si è quotata in Borsa già da tempo, pur essendo una realtà di medie dimensioni. Negli ultimi cinque anni ha scelto come direttore generale un esperto del mondo informatico, un approccio utile e necessario per cambiare sistema di gestione e produzione interna, ma soprattutto per impostare una nuova cultura nella lettura e nell’utilizzo dei dati che l’azienda, attiva nella produzione di apparati elettrici, possiede in abbondanza.
L’azienda è andata in controtendenza rispetto al trend «scorte zero» degli ultimi anni: ha investito oltre sei milioni in nuovo magazzino automatizzato, che ora sta sostenendo la crescita del gruppo. Altra pmi bresciana quotata in Borsa è Sabaf (componenti per elettrodomestici di cottura a gas), che ha stravolto il paradigma di gestione in piena fase di espansione, imponendo al mercato specifiche diverse, facendole adottare come specifiche di sistema. «L’automazione - spiega l’ad Alberto Bartoli - è sempre più importante. Produciamo diversi milioni di pezzi e investiamo tra il 7 e il 10% del fatturato per rinnovare gli impianti. La nuova frontiera è la fabbrica 4.0 con le macchine che saranno sempre più integrate tra loro».
Grandi passi, secondo il centro studi, sta compiendo anche la filiera legata alla subfornitura automotive. È sufficiente pensare all’adozione di nuovi sistemi organizzativi e di controllo, come la Wcm (world class manifacturing, è la metodologia adottata da Fiat all’inizio del 2005 nei suo impianti) ormai diffusa anche tra le Pmi. «Il passo successivo - spiegano dal centro studi - è rafforzare il dialogo macchina-uomo-uomo-macchina: da questo punto di vista Omr, Streparava e Cobo stanno guidando il cambiamento sul territorio».
Presente in forze anche la filiera della robotica, con realtà come Tsr, Robo, Automazioni industriali Baglioni e Gnutti Transfer. Quest’ultima, in particolare, ha ripensato la riorganizzazione interna rendendo il processo modulare, per customizzare il prodotto il più possibile. Sirap Gema (packaging alimentare) ha invece migliorato l’efficienza del magazzino del 20% grazie alla collaborazione con Holonix, spin off del Politecnico di Milano specializzato nell’implementazione di soluzioni Iot (Internet of things).
Il territorio offre infine alcuni casi di vera eccellenza promossi da imprese leader nei rispettivi settori, come quelli di Copan, Camozzi, Beretta. Ognuna di queste tre realtà ha saputo implementare, al proprio interno, un progetto innovativo nell’ambito dell’industria 4.0, cambiando il proprio paradigma produttivo o influenzando la filiera a valle. Copan ha varato il sistema Wasp, con cui si propone di robotizzare il mercato della microbiologia, mentre Camozzi, in partnership con Microsoft, ha sviluppato una piattaforma per il monitoraggio remoto dei sistemi di automazione. Beretta ha investito circa un milione di euro in una sorta di «tac» per uso industriale, unica al mondo, che aiuterà i tecnici della «camera bianca» dello stabilimento di Gardone Valtrompia nelle analisi e nelle verifiche dei materiali.
«La presenza di imprese leader è importante in un’ottica di filiera - conclude Streparava -, ma il nostro obiettivo è mettere in campo un progetto di sistema, che coinvolga anche le piccole realtà. Il modello tedesco, con poche imprese leader che impongono i loro standard, non può essere adattato alla realtà italiana, come hanno evidenziato sia il Governo sia la stessa Confindustria. Serve un modello diverso, e Brescia può offrire un paradigma solido su cui impostare la rivoluzione del manifatturiero, in un’ottica di convergenza di iniziative ed esperienze già in atto. Non è vero che le Pmi italiane non sono pronte per Industria 4.0, e lo dimostreremo».
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