Economia

Arredo, la sfida rimane l’export

  • Abbonati
  • Accedi
manifattura

Arredo, la sfida rimane l’export

(Fotogramma)
(Fotogramma)

La campagna d’autunno del legno-arredo italiano si gioca soprattutto sul fronte dell’export. L’obiettivo, spiega il presidente di FederlegnoArredo Roberto Snaidero, è mantenere i livelli dello scorso anno, quando le vendite oltre i confini nazionali avevano superato i 14 miliardi miliardi, con una crescita del 6,2% sul 2014.

Le premesse ci sono, ammette Snaidero, e interessano tutta la filiera del legno-arredo: «I segnali sono positivi e in linea con lo scorso anno». Lo confermano gli ultimi dati a disposizione, aggiornati ad aprile, e in particolare quelli riferiti ai principali mercati di sbocco. Considerando infatti i primi dieci Paesi acquirenti di made in Italy,nei primi quattro mesi dell’anno le aziende italiane del comparto hanno esportato quasi 5 miliardi di euro, con una crescita del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di questi, 4,4 miliardi è il valore delle sole esportazioni di mobili.

Con l’eccezione della Russia, che scivola ancora cedendo un ulteriore 21,8%, tutti questi mercati registrano volumi e valori positivi. Particolarmente interessanti sembrano essere la ripresa della Spagna (+7,8%) e della Francia (+7,8%), che rimane saldamente in testa alla classifica dei mercati di sbocco. E se Stati Uniti (+9,4%) ed Emirati Arabi (+25,1%) confermano la loro corsa, le note più dolci riguardano la Cina, che con un incremento del 23,9% (che sale a 24,1% per il solo arredamento) sembra ripagare le imprese e la federazione degli investimenti fatti su quel fronte, dove il prossimo 19 novembre debutterà il primo Salone del Mobile di Shanghai, punto di arrivo di un lungo percorso di internazionalizzazione portato avanti negli ultimi anni da FederlegnoArredo con il sostegno dell’Ice e del ministero per lo Sviluppo economico.

FILIERA LEGNO-ARREDO
Esportazioni italiane per Paesi di destinazione nel periodo gennaio-aprile 2016. Variazioni percentuale rispetto al corrente periodo dell'anno precedente

Proprio di Cina e arredamento made in Italy si è discusso ieri mattina a Rimini, all’interno del Meeting di Cl, durante un incontro a cui ha partecipato anche l’ambasciatore italiano a Pechino, Ettore Francesco Sequi, che nel sistema messo a punto dal settore arredo per affrontare il mercato cinese ha indicato un modello da seguire anche per altri comparti del manifatturiero italiano. «In Cina la concorrenza è spietata – ha detto Sequi – e per aziende piccole come quelle italiane è molto difficile affermarsi. Credo che la strategia seguita da Federlegno sia quella giusta: puntare sull’organizzazione e su un messaggio capace di coniugare cultura e tradizione, che hanno molta presa tra i cinesi, con innovazione e qualità». Ed è proprio su questi elementi che si gioca la sfida della fiera di Shanghai: un piccolo “salone-boutique”, precisa Snaidero, in una location centrale e prestigiosa, che punta a presentare il top dell’arredamento italiano, ma soprattutto a veicolare l’immagine dell’«italian lifestyle». Per questo accanto agli espositori dell’arredo ci saranno anche alcuni stand dedicati ad altre eccellenze del made in Italy: la moda, l’automotive e l’agroalimentare. «Abbiamo chiuso le iscrizioni – spiega il presidente di Fla – con 42 aziende del mobile che esporranno a Shanghai. La richiesta è stata superiore allo spazio disponibile. Del resto l’idea era quella di dare vita a un evento esclusivo, tanto che anche le presenze dei visitatori saranno soltanto su invito».

Ma non di sola Cina vive l’arredamento italiano che, come spiega ancora Snaidero, ha anche negli Stati Uniti un mercato formidabile, su cui non a caso la federazione ha avviato un percorso strutturato di internazionalizzazione. E i prossimi obiettivi su cui lavorare si chiamano Iran e Africa subsahariana: mercati ancora piccoli per volumi, ma dalle grandi potenzialità, soprattutto se la filiera sarà in grado di organizzarsi per tempo, “precedendo” la concorrenza.

Sul fronte del mercato interno, invece, la battaglia si chiama ancora «bonus mobili», un incentivo che ha permesso di arginare la crisi dei consumi negli ultimi anni e di ritrovare il segno positivo nel 2015. «I segnali e le aspettative delle aziende sono positivi – conclude Snaidero – e proprio per consolidare questa crescita chiederemo di prorogare ulteriormente il bonus, in particolare quello per le giovani coppie, introdotto soltanto quest’anno». C’è ancora bisogno di informare i consumatori sul suo utilizzo e le potenzialità non sono ancora esaurite.

© Riproduzione riservata