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Più qualità nel carrello della spesa

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Più qualità nel carrello della spesa

(Fotolia)
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La deflazione regala una piccola grande soddisfazione alle famiglie italiane: il tornare a mettere qualche prodotto di qualità e costo maggiore nel carrello della spesa. Un cambio di comportamento reso possibile dall’inflazione negativa che a parità di budget libera quasi un punto percentuale di reddito in più, un extra che viene destinato all’acquisto di generi alimentari, l’unico reparto che negli ultimi mesi vede una leggera crescita dei volumi. Ma anche un significativo cambio nei comportamenti d’acquisto dopo parecchi anni all’insegna del discount e del primo prezzo.

A evidenziare il fenomeno è l’ultimo «Outlook largo consumo confezionato» realizzato da Iri che fotografa l’andamento delle vendite della Gdo dei primi sei mesi.

LA DINAMICA
Andamento della capacità di spesa. Vendite a valore e variazioni % rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. (Fonte: Osservatorio prezzi Iri)

Il bonus portato dalla deflazione non viene utilizzato per saldare le bollette o la rata del mutuo ma impiegato per la gratificazione, soprattutto a tavola, della famiglia dopo anni di ristrettezze. Un cambio nel modo di scegliere i beni da acquistare che Gianpaolo Costantino, consulente di direzione di Iri, spiega così. «Come prima gli italiani continuano ad essere attenti nelle loro scelte ma ora acquistano più beni che li gratificano mentre fino al 2014 comperavano molti più prodotti low cost».

In altre parole la famiglia spende il suo piccolo extra budget in cibo a chilomento zero, Igp e Dop, bio e salutistici. La conferma arriva da Mattia Noberasco, ad dell’azienda di famiglia leader nella frutta secca e disidratata, prodotti non certo di prima necessità. «Negli ultimi sei mesi complessivamente abbiamo registrato una crescita dei volumi di vendita del 30% e del 25% a valore - spiega -. In particolare è cresciuta la domanda di prodotti bio e di quelli un maggior contenuto salutistico come le barrette e i prodotti monodose».

In questo scenario il valore delle vendite del largo consumo confezionato (Lcc) nella prima metà dell’anno è stato di 31,3 miliardi con un +0,3% sullo stesso periodo del 2015 ma senza l’effetto deflazione il venduto sarenne andato in territorio negativo di circa mezzo punto. «L’effetto upgrade del carrello della spesa per la filiera vale quasi 500 milioni» sottolinea Costantino. Un plus non da poco in un 2016 dove finora si è visto il Lcc fermare la fase di rilancio degli acquisti iniziata l’anno precedente terminato con un promettente +2,8 per cento.

«La deflazione è diventato un bonus per le famiglie che vedono migliorare la capacità di spesa e orientano le scelte verso prodotti di prezzo superiore - conferma Ernesto Lanzillo, partner di Deloitte Italia e retail sector leader che aggiunge -. La Gdo negli ultimi trimestri si è impegnata per creare nuovi modi di attrarre il cliente proprio verso quei beni con un prezzo maggiore o una migliore marginalità». Una contromossa, quella delle catene, dettata dalla necessità di arginare la flessione del fatturato causata dal calo dei prezzi medi di vendita e dai volumi in leggera flessione.

Perché la famiglia tipo continua a fare la spesa più o meno come sempre: acquistando solo lo stretto necessario e senza seguire le sirene delle promozioni che ormai, mese dopo mese, sembrano perdere efficiacia. Il carrello si riempie soprattutto nel reparto alimentare, con l’ortofrutta e il fresco, i soli comparti che vedono un aumento dei volumi a prezzi costanti e del valore. Prima dell’estate le bevande hanno perso terreno come i prodotti per la cura della persona e continua il ciclo negativo per quelli per la casa, il cui costo tende a calare mentre negli ultimi dodici mesi i volumi sono in crescita.

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