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Dossier Piano voucher per la banda ultralarga

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    Dossier | N. 18 articoliAuto aziendali e mobilità business: ecco tutte le nuove tendenze e le dinamiche del mercato

    Piano voucher per la banda ultralarga

    Può esistere un’industria digitale senza banda ultralarga? Una domanda retorica, che al ministero dello Sviluppo economico si stanno ormai ponendo da diverso tempo e che si sta trasformando in un vero allarme in vista della presentazione del piano “Industria 4.0”, prevista entro metà settembre.

    I dati interni, elaborati per il lancio del piano per la digitalizzazione del nostro sistema manifatturiero, sono a dir poco preoccupanti: il 65% delle aziende risulta nelle cosiddette “aree grigie”, cioè quello dove lo Stato non può intervenire in modo diretto per la realizzazione della rete internet superveloce. Alla fatidica scadenza del 2020, quella che forse troppo ottimisticamente dovrebbe sancire la realizzazione degli obiettivi europei dell’Agenda digitale, solo il 30% di queste aziende sarebbe coperto con una connessione pari ad almeno 100 megabit. Con diversi distretti industriali ancora fuori dal perimetro della fibra ottica. Davvero troppo poco in relazione a un piano industriale per il Paese che dovrebbe ispirarsi al modello Germania, dove oltre la metà delle oltre 6mila imprese manifatturiere con più di 100 milioni di ricavi ha effettuato o programmato investimenti in Industry 4.0.

    LO STATO DELL'ARTE
    La percentuale delle unità abitative raggiunte dalla banda ultralarga (a 30 Mbps e a 100 Mbps) in Italia e nelle varie regioni (Fonte: Mise - Sito web Piano strategico Banda Ultralarga)

    Non è un problema da sottovalutare, considerato che la banda ultralarga ad almeno 100 megabit al secondo è giudicata una delle tecnologie indispensabili per abilitare la trasformazione digitale delle nostre imprese al pari per fare solo alcuni esempi del cloud computing e della cybersecurity.

    Di qui l’idea che sta emergendo in ambito governativo di accelerare la predisposizione della fase 2 del piano banda ultralarga, quello che dovrebbe garantire una spinta pubblica anche nelle cosiddette aree grigie.

    Gli attuali bandi di Infratel con risorse per l’intervento diretto dello Stato (si veda l’articolo in basso) riguardano infatti le sole “aree bianche”, cioè quelle a fallimento di mercato. Nelle “aree grigie”, dove si concentra il 65% delle aziende italiane, si potrebbe intervenire con una modalità diverse ovvero incentivando la domanda attraverso dei voucher da legare all’attivazione delle connessioni ultrabroadband.

    Ma non è scontato che quest’obiettivo riceva il via libera della Commissione europea, sempre particolarmente rigorosa nella valutazione di possibili aiuti di Stato, a maggior ragione in materia di telecomunicazioni e banda larga. Per questo accelerare il processo di notifica delle nuove misure a Bruxelles accorcerebbe i tempi di quest’incognita.

    E, c’è da aggiungere, le aziende ed Industry 4.0 non rappresentano l’unico punto delicato della strategia governativa per l’innovazione. Anche il piano per la Crescita digitale concentrato sui servizi e la Pa, varato dall’esecutivo nel marzo di un anno fa insieme a quello per le reti, ha bisogno di un aggiornamento e di un’accelerazione.

    In campo su questo dossier, da qualche giorno, c’è Diego Piacentini, che con un’aspettativa ha lasciato la vicepresidenza di Amazon per assumere l’incarico di commissario del governo per il digitale e l’innovazione.

    Piacentini è già al lavoro e ha iniziato una serie di riunioni, con l’Agenzia per l’Italia digitale e non solo, per capire come si può cambiare passo.

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