Economia

Una partita vitale per il sistema Paese

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L'Analisi|l’italia che innova

Una partita vitale per il sistema Paese

Gli interventi in corsa posso essere risolutivi, ma sono in definitiva una scommessa. E quando a dare le carte è l’Unione Europea non c’è granchè da stare tranquilli fino all’ultimo. È per questo che un grande sospiro di sollievo aveva accompagnato il via libera arrivato dalla Commissione Ue in piena estate al Piano banda ultralarga del Governo italiano. Per il commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, il piano per portare Internet più veloce in case e uffici non si configura come un aiuto di Stato. Un via libera atteso senza il quale il Piano del Governo per portare la banda ultralarga (la rete infrastrutturale in grado di garantire velocità di download di almeno 30 megabit al secondo) nelle aree cosiddette “a fallimento di mercato” non avrebbe potuto avere declinazione operativa. Con l’ok del 30 giugno scorso il meccanismo ha preso un’accelerazione e dal 17 ottobre in poi la partita entrerà ancora di più nel vivo, con la scelta del soggetto che realizzerà e gestirà la rete che resterà pubblica e sarà data in concessione.

Non è stato facile arrivare a questo punto. Le classifiche europee ci ricordano impietosamente gap e limiti nel nostro Paese. Gli stessi dati riportati nel grafico a lato – aggiornati a giugno e messi in ordine dal Mise e dalla sua soietà in house Infratel – sono fin troppo eloquenti. Ci sono 4 regioni (Friuli Venezia Giulia, Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta) che alla voce “copertura di unità immobiliari a 100 Mbps” riportano un valore nullo. E non è che altrove vada tanto bene visto che, in generale, l’Italia nel suo complesso presenta il 35,4% di unità immobiliari raggiunte dalla banda ultralarga a 30 Mbps e un 11% raggiunte a 100 Mbps. Peraltro queste sono percentuali che si riferiscono al versante infrastrutturale. Se si passa all’adozione, e quindi all’utilizzo commerciale, il materiale che passa il setaccio è di gran lunga inferiore.

Il campanello d’allarme era risuonato chiaro già a marzo 2015 quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi con tanto di accompagmnamento di slide e coferenza a Palazzo Cigi ha posto all’attenzione, e fra le prioprità nell’agenda politica, il tema della banda larga e ultralarga. Nel frattempo Enel è scesa in campo e il panorama si è sicuramente smosso. Ora un ulteriore campanello d’allarme suona altrettanto forte perché il dato del 30% di imprese nelle aree grigie collegate a 100 Mbps collide con le fodamenta di un Piano sul quale il Governo ha deciso di scommettere. Industria 4.0 non può esistere senza un contesto nel quale l’autostrada digitale sia degna e degmamente percorsa da cittadini e imprese. Al momento manca sia la prima sia la seconda condizione. Con un’aggravante però: le imprese che per due terzi sono in aree comunque non completamente sfornite di connettività (le cosiddette aree bianche) sono più difficili da aiutare. A questo punto diventa particolarmente importante un’interlocuzione con la Ue sulle misure da utilizzare per favorire la diffusione della banda ultralarga fra le imprese. La storia dice che su tematiche come queste Bruxelles è molto rigida. La prospettiva dice che si tratta però di una partita inevitabile.

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