Economia

Manifattura in affanno, costruzioni e servizi avanti adagio

  • Abbonati
  • Accedi
I DATI SULLA CONGIUNTURA

Manifattura in affanno, costruzioni e servizi avanti adagio

I segnali erano già visibili da tempo e il dato negativo del valore aggiunto è in fondo solo il sigillo finale su un trimestre non brillante per l’industria italiana.

Mentre agricoltura, costruzioni e servizi innestano un “avanti adagio”, per la manifattura in senso stretto c’è il risultato peggiore, un calo dello 0,8% nel valore aggiunto che di fatto inchioda il Pil sui livelli del periodo precedente, un progresso dello 0,5% nel confronto annuo, in chiaro arretramento rispetto al +1,8% del valore aggiunto industriale del primo trimestre.

L’analisi dell’andamento della produzione industriale evidenzia un percorso analogo, con più settori in retromarcia e un bilancio globale di periodo negativo dello 0,4% nel confronto congiunturale, pari a zero su base annua. Valore aggiunto e produzione si contraggono in modo evidente rispetto alle performance di fine 2015 - inizio 2016, quando però ad influenzare le medie era ancora la corsa dell’auto, per molti mesi in grado di far lievitare il proprio output a doppia cifra. Crescita benefica per un vasto indotto di componentistica ma che da sola era in grado di trainare verso l’alto le medie, oscurando in parte le debolezze di altri comparti. A giugno invece, per la prima volta da maggio 2014, la produzione industriale del settore è risultata in calo. Nessun altro comparto nel frattempo è stato in grado di prendere il testimone della crescita e la debolezza nella produzione è visibile quasi ovunque. «Per il macro settore della meccanica - spiega il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi - il calo trimestrale è dell’1,2%: l’export tiene ed è in lieve crescita ma l’Italia resta debole. Il portafoglio ordini delle imprese non è brillante, non credo si possa finire l’anno in modo molto positivo. Quello che si vede nel mondo non è incoraggiante, anche gli Usa ora paiono rallentare».

IL VALORE AGGIUNTO

A pesare in modo trasversale è anche il rallentamento del commercio internazionale. Anche se nel dato trimestrale dei conti nazionali è visibile un rimbalzo (+1,9%), la tendenza di fondo è quella di un progressivo indebolimento, più marcato soprattutto nelle aree extra-Ue. Guerre, attentati, colpi di Stato e debolezza quasi corale dei Brics non rappresentano certo buone notizie per i settori più vocati alle vendite oltreconfine, come ad esempio i macchinari, dove l’export rappresenta il 71% della produzione.

«L’economia mondiale rallenta - spiega il presidente di Federmacchine Sandro Salmoiraghi - e il mercato interno ha compensato solo in parte le difficoltà nell’export. Programmare è difficile, si vive quasi alla giornata e questo non è un incentivo per gli investimenti: la ripresa non c’è, si sopravvive». La prima parte dell’anno si chiude così in rosso in termini di ricavi esteri, una frenata che per l’industria vale l’1,3%, con una caduta ancora più marcata a maggio, ultimo mese disponibile nei dati Istat. Situazione analoga sul fronte interno, dove il mini-recupero dei consumi ancora non si fa sentire nei bilanci aziendali. «Per il nostro settore l’export tiene - spiega il presidente di Sistema Moda Italia Claudio Marenzi - ma i risultati sono un poco sotto le attese: l’Italia è ferma, i consumi restano su livelli bassi». Tra gennaio e maggio il fatturato interno dell’industria cede l’1,5% e anche in prospettiva, guardando gli ordini nazionali (-3,3%), non pare che una svolta duratura sia visibile a breve. «Per la produzione ci aspettiamo un rimbalzo a luglio - spiega il senior economist di Intesa SanPaolo Paolo Mameli - ma guardando gli indicatori recenti la tendenza di fondo non pare particolarmente positiva: l’ipotesi è un terzo trimestre con un Pil in crescita dello 0,1% e un valore aggiunto dell’industria in senso stretto in aumento di due decimali. Ma i rischi sono verso il basso». Per scongiurarli, determinante sarà l’inversione del trend nel ciclo degli investimenti, in calo trimestrale dello 0,8% per macchinari e attrezzature nonostante il ridotto livello dei tassi e gli incentivi in campo. Ma per chi naviga a vista, puntare sul futuro è oggettivamente difficile.

© Riproduzione riservata