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Fondazione con il Sud celebra il decennale ricordando Adriano OLivetti

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TERZO SETTORE

Fondazione con il Sud celebra il decennale ricordando Adriano OLivetti

Adriano Olivetti (Olycom)
Adriano Olivetti (Olycom)

La Fondazione Con il Sud celebra il suo decimo anniversario con la manifestazione «Un futuro mai visto», articolata in appuntamenti in diverse città italiane: a Napoli, presso la sede dell’Unione industriali, ha dedicato un incontro al ricordo e alla lezione di Adriano Olivetti.

Occasioni di dibattito, dunque, più che autocelebrazioni, anche se il bilancio della Fondazione è fatto di numeri significativi.

La Fondazione CON IL SUD nei dieci anni trascorsi ha dato vita ad altre cinque “fondazioni di comunità” al Sud (nel Centro storico e nel Rione Sanità a Napoli, a Salerno, Messina e nella Val di Noto in Sicilia) e ha sostenuto oltre 800 iniziative in sei regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia). Queste operano nell’ambito del contrasto alla dispersione scolastica e delle iniziative per attrarre cervelli al Sud, della valorizzazione dei beni comuni (ambiente, cultura, beni confiscati alle mafie), della qualificazione dei servizi socio-sanitari, per l’integrazione degli immigrati e in generale per promuovere un welfare di comunità. Le organizzazioni coinvolte sono 5 mila (80% terzo settore) e 280 mila i cittadini “attivati” direttamente, soprattutto giovani. Un impegno realizzato con un sostegno economico complessivo di oltre 150 milioni di euro di risorse private, provenienti dai contributi versati annualmente delle Fondazioni di origine bancaria e dalla gestione del patrimonio (oltre 400 milioni netti).

«La scelta di mettere al centro del dibattito Adriano Olivetti – chiarisce Carlo Borgomeo presidente Fondazione CON IL SUD – è quella di raccontare una importante figura morale per i suoi innovativi progetti industriali, basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità. In questo senso, Olivetti è un personaggio profetico, che ha immaginato un modo nuovo di fare impresa non in alternativa o in isolamento rispetto al territorio».

Una lezione declinata nelle storie di due aziende. Il Birrificio Messina, recentemente rilevato da 15 operai che si sono trasformati in imprenditori. Inaugurato lo scorso 29 luglio, il birrificio è rinato, infatti, grazie agli sforzi degli ex operai della Triscele che hanno investito i loro Tfr per continuare a produrre e commercializzare birra artigianale. Li ha sostenuti la Fondazione di Comunità di Messina (una delle cinque fondazioni comunitarie meridionali nate con il sostegno della Fondazione CON IL SUD). La Gma di Napoli, poi, dal suo fondatore Angelo Punzi è stata presentata come un’azienda che da Olivetti ha appreso la spinta alla innovazione (produce elementi meccanici complessi per il mondo dell'elettronica nei settori della difesa e in ambito civile) e la massima cura del welfare aziendale. Attenta allo sviluppo economico e sociale delle comunità e del territorio in cui opera, ha favorito la nascita di un nuovo polo produttivo a Giugliano in Campania (NA) che oggi testimonia come, anche in un contesto difficile, possano nascere eccellenze che valorizzano il lavoro, gratificando i lavoratori, che puntano sulla formazione dei giovani e sulla cultura della legalità.

«Per Olivetti gli imprenditori hanno responsabilità di classe dirigente e devono porsi obiettivi per le loro aziende che si estendano oltre il mero profitto – osserva Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione Industriali di Napoli. L’impresa ha la responsabilità di contribuire a migliorare sotto il profilo materiale, culturale e sociale il territorio dove svolge la sua attività. Impegno che Confindustria e le sue imprese portano avanti da tempo, pur tra resistenze anche culturali frapposte, oltre che dallo stesso mondo produttivo, dalla burocrazia e dal livello politico istituzionale».
Anche Beniamino de' Liguori Carino, segretario generale Fondazione Adriano Olivetti, ha posto l’accento sul ruolo sociale che Olivetti ha avuto nella storia. «Prima che essere il simbolo e la vittima dell’arretratezza strutturale e culturale dell’Italia del dopoguerra – sottolinea – il Mezzogiorno, per Adriano Olivetti, incarna anzitutto quei valori essenziali per lo sviluppo di una civiltà materialmente più fascinosa e spiritualmente più elevata, valori che un progresso senza etica stava distruggendo in nome di un’idea di profitto bugiarda e autoreferenziale».
Tra il 1950 e il 1960, Pozzuoli, ma anche Matera, sono i luoghi dove Olivetti tentò di replicare il modello imprenditoriale, sociale, culturale e politico di cui Ivrea, in quegli anni, era laboratorio. Una storia ancora troppo poco esplorata, che è invece utile fare emergere, come rilevato anche da Daniele Marrama, presidente dell’Istituto Banco Napoli – Fondazione, dal sociologo Domenico De Masi che di Olivetti ha esaltato il taglio da sociologo del lavoro, oltre che una poliedrica personalità. Mentre l'architetto Luca Zevi ha messo in luce la sua attenzione all’estetica e all’urbanistica e sopratutto la felice intuizione, confermata da numerosi casi, che l’impresa che opera in spazi di pregio riscuote migliori successi. Per l’economista Marco Vitale infine è stato sopratutto un imprenditore, geniale e “sovversivo” ma perfettamente inserito in una corrente di pensiero che anche in suo padre Camillo aveva avuto un degno esponente.
Il prossimo appuntamento della manifestazione è in programma per il 29 settembre a Firenze e sarà dedicato a Don Lorenzo Milani.
Il ciclo dei cinque appuntamenti – che prevedono delle testimonianze di buone pratiche di rete - si concluderà il 22 ottobre a Venezia con l’incontro dedicato a Franco Basaglia.

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