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L’Eni cercherà giacimenti nel mare del Montenegro

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ADRIATICO

L’Eni cercherà giacimenti nel mare del Montenegro

L’Eni cercherà il petrolio nell’Adriatico montenegrino. Il ministro montenegrino dell’Economia, Vladimir Kavarić, ha firmato con Vito Russo dell’Eni e con il russo Andrei Popov della Novatek il contratto di concessione per cercare giacimenti di metano e greggio in quattro blocchi al largo della costa montenegrina. Si tratta di un rettangolo di mare pari a 1.228 chilometri quadri vicino a Budua, Antivari e Dulcigno che fronteggia, sulla sponda opposta dell’Adriatico, la Puglia tra Monopoli e Brindisi.

Nel dettaglio, le zone esplorative 4, 5, 9 e 10 in cui è stata suddivisa l’area 4118 sono stati assegnati all’Eni come operatore e alla Novatek in seguito al primo bid round internazionale competitivo. I due soci sono in quote paritetiche.

Dice la compagnia petrolifera di San Donato Milanese che «l’ingresso nell’upstream del Paese si inquadra nella strategia di Eni indirizzata a rafforzare il proprio portfolio esplorativo in un’area in cui la società è stata da sempre leader, sin dai primi anni ’60, nelle attività di exploration & production».

All’inizio dell’anno il Governo di Podgorica aveva deciso di avviare un programma di ricerca di giacimenti in Adriatico tra le Bocche di Cattaro e Dulcigno e aveva lanciato la consultazione pubblica sul piano strategico «Programma di ricerca e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi nel mare del Montenegro» («Program istraživanja i proizvodnje ugljovodonika u podmorju Crne Gore»), 32 pagine accompagnate dai documenti correlati di impatto ambientale e note tecniche per le compagnie petrolifere e per i cittadini.

Durante l’estate in Italia una dozzina di sentenze di giudici amministrativi hanno confermato il via libera allo studio dei fondali italiani in Adriatico e Ionio per cercare giacimenti, smontando i ricorsi no-triv che s’opponevano alla ricerca geologica.

Ma i no-triv non si danno per vinti dopo il fiasco del referendum antitrivelle, fallito a metà aprile, e dopo le sentenze dei Tar. La Goletta verde della Legambiente ha avviato in questi giorni una campagna di sensibilizzazione sulla sponda dalmata dell’Adriatico e ha incontrato alcune associazioni.

«Il recente via libera alle prospezioni su ben 35mila chilometri quadri, ovvero lungo tutto l’Adriatico italiano, insieme ai progetti di ricerca tra Montenegro e Albania — commenta Rossella Muroni, presidente della Legambiente — conferma che la corsa all’oro nero in Adriatico è ripartita». Per questo motivo la Legambiente chiede al Governo italiano «un impegno particolare nel fermare l’estrazione di idrocarburi in mare, facendosi promotore anche nei confronti degli altri Paesi».

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