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In Toscana scatta l’allarme sullo smaltimento dei rifiuti speciali

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In Toscana scatta l’allarme sullo smaltimento dei rifiuti speciali

Scatta l’allarme sullo smaltimento dei rifiuti speciali in Toscana (10 milioni di tonnellate all’anno, di cui 444mila classificati come pericolosi), dopo l’inchiesta sul traffico illecito resa pubblica nei giorni scorsi dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze, inchiesta che conta 31 indagati di cui sei agli arresti domiciliari, tutti titolari di aziende autorizzate al trattamento di rifiuti speciali. Sequestrati beni mobili e immobili per più di sette milioni.
Proprio sul fronte delle autorizzazioni si prepara ora a intervenire la Regione Toscana, dopo aver ripreso – da pochi mesi – le competenze sui procedimenti autorizzativi che finora erano in capo alle Province. L’obiettivo è stringere le maglie: la Regione annuncia che, con il supporto di Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, saranno aggiornati i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende che trattano rifiuti speciali, puntando a «garantire la tutela ambientale e a superare le incertezze di una normativa statale datata e lacunosa, che risale al 1992».
A sollecitare maggiori controlli su tutto il ciclo dei rifiuti, del resto, era stata due giorni fa anche la Cgil Toscana: «Siamo sgomenti, è una situazione gravissima: anche in Toscana c’è la criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti. Servono soluzioni e una riflessione, da fare con le imprese e la politica, per trovare modalità di gestione oculate del ciclo dei rifiuti», afferma il sindacato.
L’inchiesta della Dda ha svelato un’organizzazione criminale – collegata con imprese campane vicine al clan dei Casalesi e della cosca Belforte – composta da imprenditori operanti soprattutto nelle province di Pistoia, Lucca e Pisa che, tra il 2013 e il 2015, ha messo in essere pratiche illegali nello smaltimento dei rifiuti speciali: scarti di lavorazione provenienti dal ciclo produttivo della carta (il cosiddetto pulper), contenenti sostanze chimiche tossiche e nocive, smaltiti senza essere trattati, o dispersi nell’ambiente tramite l’incenerimento; e fanghi industriali nocivi riversati in terreni di aziende agricole poi destinati alla coltivazione di grano nei comuni di Peccioli, Palaia e Montaione. Comuni dai quali ora arriva l’appello alla Regione a sospendere le autorizzazioni all’uso dei fanghi in agricoltura.

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