Economia

Per Selcom si prospetta la strada del concordato, 770 addetti in bilico

  • Abbonati
  • Accedi
ELETTRONICA

Per Selcom si prospetta la strada del concordato, 770 addetti in bilico

Procedura concorsuale (concordataria) per il gruppo; affitto del ramo d’azienda di Longarone specializzato in controlli elettronici per elettrodomestici, 290 addetti) e supporto (in termini di garanzie e anticipo fatture) da parte di grossi clienti come Bosch e Cesab: sono queste le soluzioni-tampone uscite oggi a Roma dal tavolo di crisi al Mise su Selcom, l’azienda di Castel Maggiore (Bologna), leader in Italia in tecnologie elettroniche, improvvisamente salita alle cronache questa estate per una crisi finanziaria e di liquidità gravissima.

«A queste condizioni l’azienda ha un orizzonte operativo di venti giorni», sentenzia Bruno Papignani, segretario Fiom Cgil Emilia-Romagna all’uscita del vertice romano, di fronte alla posizione finanziaria al collasso della società: oltre 120 milioni di debiti (dice Fim Cisl), 75 milioni (secondo Fiom Cgil che scorpora Tfr e accantonamenti fiscali), comunque un fardello eccessivo per un gruppo il cui fatturato è crollato, tra 2014 e 2015 , da 280 a 200 milioni di euro, con 770 dipendenti tra l’headquarter bolognese (360 persone), la bellunese Procond (290 addetti), il sito di Carini a Palermo (110 lavoratori, dove da mesi girano voci di chiusura) e i dieci dipendenti degli uffici milanesi, oltre alle sedi estere in Cina, Turchia e Stati Uniti.

Lunedì 19 settembre ci sarà un incontro a Belluno per discutere il possibile affitto del ramo d’azienda a un big dell’elettrodomestico veneto (De Longhi?) nell’ambito di una richiesta di attivazione dell’art.47 legge 428/90 sul trasferimento d’azienda in stato di crisi), su cui ci sarà poi un incontro specifico al Mise il successivo 21 settembre. E sempre a Roma è già stato messo in calendario un nuovo incontro il 30 settembre per ridiscutere l’intero tavolo negoziale «nella speranza di evitare lo spezzatino di stabilimenti e dentro gli stabilimenti e di salvaguardare professionalità e patrimonio industriale», ribadiscono i sindacati.

Il bilancio 2015, che la società di revisione doveva approvare questa settimana, non è stato presentato e questo corrobora l’idea che si passerà in tempi rapidi all’amministrazione giudiziale. E per la Selcom di Bologna, nonostante sia operativamente sana (75 milioni di fatturato e margini positivi, assicurala Fiom) e fornitore strategico di schede elettroniche per clienti del calibro di Toyota, Coesia, Tetrapack, Bosch, Cesab – che sarebbero messi in difficoltà dall’interruzione delle forniture – non ci sono per ora proposte credibili di salvataggio. Se non la volontà di gruppi come Bosch e Cesab di anticipare i pagamenti e controgarantire Selcom. «Le banche creditrici non hanno manifestato pretese di rientrare, ma del fondo San Capital che sembrava interessato a rilevare la società non si hanno notizie; quel che è certo è che l’attuale proprietà (la finanziaria dell’ad Fabrizio Ricchetti che ha rilevato l’azienda pochi anni fa già in posizione debitoria compromessa, ndr) è pronta a farsi da parte per aiutare possibili soluzioni», conclude Papignani.

© Riproduzione riservata