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Pechino prova il «permesso unificato»

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Lavoro

Pechino prova il «permesso unificato»

  • –Rita Fatiguso

pechino

In base ai dati della Pubblica sicurezza, dal 2011 hanno vissuto per più di sei mesi in Cina 600mila stranieri, mentre gli expats che attualmente ci lavorano sono circa 220mila.

Cifre non all’altezza dei bisogni di personale qualificato dichiarati dal Paese, anche a causa delle procedure molto complicate, tarate su un sistema da economia pianificata più che sulle esigenze reali del mercato del lavoro cinese.

La Cina punta a incoraggiare la fascia alta delle competenze, a controllare quella media e a limitare la fascia bassa: se questa è la logica politica, a livello pratico vengono introdotti cambiamenti di tipo amministrativo che, altrove, sono già operativi da tempo. Come il visto unico per lavoro.

A dicembre scorso, infatti, il Governo cinese ha deciso di unificare le due tipologie di visti di lavoro, anche nel tentativo di semplificare le procedure.

La Safea (State administration of foreign experts affairs) ha annunciato che avvierà un processo a partire da ottobre per gli expats in base al quale sarà unificato il certificato di lavoro e, in seguito, rilasciato un tesserino di lavoro, una vera e propria card.

Una prova di permesso unificato che prenderà il via a Pechino, Shanghai e Tianjin nonché nell’Hebei, Anhui, Shandong, Guangdong e Sichuan e nella regione autonoma di Ningxia a partire dal mese prossimo.

La riforma sarà attuata a livello nazionale a partire dal prossimo mese di aprile.

Finora gli stranieri potevano ottenere uno dei due tipi di permesso di lavoro previsti - uno di lavoro per stranieri rilasciato dal ministero delle Risorse umane e della Previdenza sociale oppure un permesso di lavoro da esperto straniero fornito dalla State administration of foreign experts affairs. Legalmente, è sempre piuttosto difficile inquadrare la categoria alla quale il lavoratore appartiene. Anche la definizione di esperto ha sempre creato problemi di tipo operativo.

Di qui l’avvio dell’unificazione con rilascio di una card a partire dal 1° novembre che potrebbe servire – ma non è ancora certo - come Id utile per viaggiare nel Paese, per utilizzare i servizi delle ferrovie e i servizi bancari. Questo aspetto non sarebbe da sottovalutare, gli stranieri in Cina sono esclusi da alcuni servizi nonostante il fatto che siano dotati di regolare visto e permesso di lavoro.

D'ora in poi, dopo il rilascio del permesso di lavoro, l’expat otterrà una card con un numero di identificazione, il nome del lavoratore e la foto, il periodo per il quale il permesso è valido e il nome del datore di lavoro. La tessera sarà rilasciata a partire dal mese di aprile, a conclusione del processo.

Durante il periodo di prova, per lo straniero sarà emessa una tessera temporanea.

Un manuale operativo della Safea servirà a guidare gli stranieri che vogliano ottenere il nuovo permesso unificato.

La motivazione dichiarata di questa manovra è che un nuovo permesso di lavoro per gli stranieri incoraggerà i migliori talenti stranieri a lavorare in Cina. Forse non basterà il cambio di procedura, ma l’esigenza di attirare talenti è forte.

Su questo versante Pechino si è mossa più concretamente: nel distretto high-tech di Zhongguancun è partito un esperimento pilota, il Piano Phoenix, in tandem con la strategia del ministero della Pubblica sicurezza che ha introdotto un pacchetto di politiche in una ventina di aree-chiave per facilitare ulteriormente l’esperienza estera nel distretto.

L’obiettivo è far ottenere la residenza permanente al personale straniero impiegato dalle imprese a Zhongguancun che possono chiedere direttamente una residenza di cinque anni, con il permesso di lavoro e una lettera di accreditamento del datore di lavoro.

Altra facilitazione - molto più ridotta, per la verità - sta nel fatto che gli stranieri residenti a Shanghai possono usufruire di fast lane all’immigration del Pudong international airport con taglio delle lunghe attese allo sportello, ridotte a pochi secondi.

Non è poco. Nella prima metà di quest’anno oltre un milione di viaggiatori è passato da questo canale, il 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il numero medio giornaliero di persone che utilizzano le corsie self-service è passato da 3mila a 7mila. Dal 1 ° luglio e il 18 agosto, il controllo dell’immigrazione in aeroporto ha gestito ben 5,1 milioni di passeggeri, con una media giornaliera di 105mila.

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