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Dossier L’innovazione vince sui mercati globali

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    Dossier | N. 4 articoliRapporto Industria Ceramica

    L’innovazione vince sui mercati globali

    Il sipario che si aprirà lunedì prossimo a Bologna sulla 34esima edizione del Cersaie spalancherà sulla platea internazionale la scena di un’industria ceramica italiana profondamente rinnovata nel prodotto e nel processo, che recita il ruolo di protagonista indiscussa sui mercati globali, alle prese però con le questioni di sempre legate ai gap competitivi del sistema Paese e in azione davanti a un fondale geopolitico sempre più indecifrabile.

    «I numeri dell’export, degli investimenti, anche della produzione sono finalmente tornati tutti a crescere e il nostro scatto competitivo verso l’alto sullo scacchiere internazionale è ben raccontato dai 14 euro di valore record al metro quadrato raggiunto dalle piastrelle made in Italy vendute all’estero, quasi tre volte i prezzi delle ceramiche cinesi. Mentre, però, per riscattarsi dalla crisi i nostri imprenditori mettevano in campo uno sforzo senza precedenti in tecnologie digitali e in fabbriche 4.0 (+23% gli investimenti nel settore lo scorso anno, ndr) il sistema Italia è rimasto tale e quale a zavorrarci il cammino. Sessanta milioni di utili del nostro settore se ne vanno in tasse per l’energia, ad esempio. E, dopo decenni, ancora non partono i cantieri di infrastrutture fondamentali per il distretto di Sassuolo come la bretella di Campogalliano, la Pedemontana, la Cispadana, anche se permessi e progetti ci sono». Le parole di Vittorio Borelli, da tre anni alla guida di Confindustria Ceramica, significano una cosa sola: l’applauso per ora va solo agli imprenditori.

    «Siamo davvero bravi - afferma il presidente - perché non ci siamo arresi in anni in cui abbiamo assistito a un crollo dei volumi venduti da oltre 623 milioni di metri quadrati a poco più di 380 milioni (nell’anno peggiore, il 2012, mentre il 2015 si è chiuso a 397 milioni mq, ndr). Abbiamo reinvestito ogni euro di utile, sopportato anni di trafile burocratiche in patria per investimenti che negli Stati Uniti avremmo completato in pochi mesi. Ma siamo italiani, questa è la nostra terra, da qui traiamo la passione e il know-how che fanno la differenza su spagnoli, turchi, cinesi. Differenza che chiunque percepisce girando gli stand di Cersaie. E oggi molti produttori di piastrelle ritengono ci siano di nuovo i presupposti per tornare a produrre 600 milioni di mq».

    Presupposti che affondano nella capacità innovativa di aziende organizzate in distretti e filiere che hanno saputo compensare la caduta della domanda interna (dimezzatasi dal 2000 a oggi) con l’internazionalizzazione, arrivando a esportare l’84% del fatturato totale. La stessa capacità che, nonostante il decennio di crisi feroce, permette ancora oggi alle lastre made in Italy - sempre più grandi e sempre più sottili con una versatilità, una multifunzionalità e una ricchezza estetica che non hanno pari tra i materiali naturali, come racconteranno i 156mila mq del Salone internazionale bolognese, una sfilata di 852 espositori da 43 Paesi - di essere il benchmark mondiale per tecnologie, design, qualità, sostenibilità ambientale.

    Passi avanti sui capitoli edilizia e lavoro, con il rinforzo degli incentivi sulle ristrutturazioni e la flessibilità garantita dal Jobs act, sono stati fatti – riconoscono i ceramisti italiani (228 industrie, 25mila lavoratori e un fatturato di oltre 5,8 miliardi lo scorso anno) – così come è arrivato un aiuto inatteso sul costo della bolletta dal calo del prezzo del petrolio. E il Governo è al lavoro per introdurre correttivi alla normativa europea sull’industria energivora, che premia il valore aggiunto senza pesare l’esposizione ai mercati internazionali. Ma a minacciare il fair tradee la competitività del made in Italy – riprendendo il titolo del convegno inaugurale di Cersaie – sono soprattutto i minori argini alla concorrenza cinese e lo stallo dei negoziati commerciali internazionali. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, atteso in Fiera a Bologna per l’inaugurazione, assicura che dietro le quinte si sta preparando una trama diversa per la storia industriale italiana.

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