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Ilva, dopo il dissequestro riparte l’altoforno 4

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Ilva, dopo il dissequestro riparte l’altoforno 4

Agf
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È ripartito all’Ilva di Taranto l’altoforno 4, quello dove sabato scorso c’è stato l’incidente mortale nel quale ha perso la vita Giacomo Campo, operaio 25enne, dipendente dell’impresa appaltatrice Steel Service, rimasto incastrato nel nastro trasportatore mentre rimuoveva il minerale dallo stesso nastro. Ottenuto nei giorni scorsi dalla Procura il dissequestro del nastro, l’Ilva ha provveduto a sostituirlo, poiché quello esistente presentava un taglio che l’azienda ha accertato essere di 200 metri, e a ripristinare le condizioni di riavvio di tutto l’impianto.

Mercoledì sera, nel corso di un vertice in Prefettura a Taranto, l’Ilva ha comunicato le operazioni fatte e così è scattata la fase della ripartenza. Con l’altoforno 4 in marcia, l’Ilva torna al suo assetto standard degli ultimi tempi, ovvero tre altiforni operativi, l’1, il 2 e il 4. Il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, annunciando il dissequestro del nastro e della relativa area, aveva detto che l’operazione si rendeva necessaria anche per motivi di sicurezza non potendo un impianto particolare e complesso tecnicamente quale è un altoforno stare fermo per molto tempo.

E l’Ilva lo aveva fermato nella notte tra venerdì e sabato scorsi perchè, con la rottura del nastro trasportatore, non era più possibile alimentare l’altoforno con i minerali e il materiale di carica necessario alla produzione della ghisa. Campo stava ripulendo il nastro per consentirne la successiva sostituzione quando è accaduto l’incidente che lo ha coinvolto. Il nastro squarciato è stato però accantonato, rimane sotto sequestro ed è disposizione della Magistratura e dei periti che devono analizzare le motivazioni che hanno determinato la rottura. Particolare è infatti l’ampiezza del taglio e il procuratore Capristo, pur non parlando esplicitamente di sabotaggio, ha tuttavia detto che ci sono segnali, attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria, che fanno ipotizzare la presenza di azioni interne ed esterne alla fabbrica contrarie al progetto di risanamento ambientale.
Sulla dinamica dell’incidente di sabato, ieri c’è stato un duro scontro tra commissari dell’Ilva e sindacati, la Fim Cisl in particolare. Al commissario Enrico Laghi che sia in Parlamento, nell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera, che ai sindacati ha detto che Giacomo Campo era molto vicino al nastro, Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl nazionale, ha replicato dicendo che la posizione dove operare non la sceglie il lavoratore e che ci sono nel caso specifico responsabilità superiori che devono essere accertate. L’Ilva, ha attaccato Bentivogli, non faccia opera di depistaggio. “Non è emerso con chiarezza come i commissari intendano intervenire sulla sicurezza, sul piano di risanamento ambientale e sulla manutenzione straordinaria e ordinaria” commenta Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom Cgil, mentre Rocco Palombella, segretario generale Uilm, annuncia che l’Ilva si è detta disponibile ad istituire una task force tra azienda, sistema delle imprese appaltatrici e delegati sindacali che monitori il tema sicurezza.

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