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Le imprese capaci di gestire i rischi corrono più veloci

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Le imprese capaci di gestire i rischi corrono più veloci

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Gestire i rischi in azienda conviene. Stando ai risultati del quarto Osservatorio realizzato da Cineas (il consorzio universitario fondato dal Politecnico di Milano) e Mediobanca, le imprese italiane che hanno adottato un sistema integrato di gestione hanno un ritorno di redditività del 38% superiore alle altre realtà.

L’indagine ha preso in esame il grado di consapevolezza dei diversi fattori di rischio – intesi nel senso più ampio del termine – da parte delle aziende e la diffusione al loro interno del risk management. Scoprendo che i rischi maggiormente percepiti sono, ancora, strettamente legati al rispetto o meno di obblighi normativi, come la sicurezza sul lavoro e la responsabilità civile per difettosità del prodotto. Dietro a queste voci si colloca il cosiddetto cyber risk. Poi tocca al rispetto della normativa fiscale. Sale, anche, nei confronti delle indagini precedenti, il rischio reputazionale, al quinto posto. La “classifica” mette poi infila il rischio ambientale, quello legato alle competenze professionali, il rischio di incendio o esplosione, la compliance normativa e il rischio di imitazione del prodotto.

COME SI MUOVONO LE IMPRESE
Modello di gestione del rischio (%) (Fonte: Rapporto Cineas, Mediobanca)

L’Osservatorio Cineas-Mediobanca ha assemblato ed elaborato le risposte e le valutazioni di 280 medie imprese con un fatturato medio di 60 milioni di euro e una quota di export rispetto al fatturato del 45,5 per cento. Le risposte sul tipo di attenzione dedicata e di gestione attuata nei confronti del rischio sono state incrociate con i dati di bilancio analizzati dall’Ufficio studi di Mediobanca, che ha permesso di ricavare il dato relativo alla diversa performance delle aziende che hanno adottato negli anni una politica di gestione «trasversale» e integrata del rischio «non limitata ai soli aspetti normativi» spiega Adolfo Bertani, presidente di Cineas.

Per Gabriele Barbaresco, direttore dell’Ufficio studi di Mediobanca, è un dato significativo «la salita in graduatoria del rischio reputazionale, che in passato si trovava in una posizione molto più arretrata. Questo appare coerente con la già dichiarata volontà da parte delle imprese di presidiare attentamente il contenuto qualitativo delle proprie produzioni». Il rischio di imitazione del prodotto, spiega Barbaresco «è in ultima posizione, poiché le imprese fanno della qualità il principale vantaggio competitivo».

Tra i rischi percepiti dagli imprenditori ci sono voci attualissime, dal terrorismo agli eventi calamitosi estremi – oltre che per l’incolumità dei dipendenti anche per i possibili impatti in chiave commerciale – fino alle potenziali ripercussioni dovute alle nuove frontiere tecnologiche: chi riesce a gestirle ottiene performance migliori.

Una gestione articolata e trasversale non è, però, ancora così diffusa in Italia, sottolinea Bertani. «Nella maggior parte dei casi ci si affida a consulenti esterni, solo nel 17,2% dei casi siamo di fronte a una gestione integrata e corretta. In questo ambito un ruolo evoluto delle assicurazioni, come fornitrici di servizi, può avere ampi margini di crescita e favorire la diffusione della cultura della gestione dei rischi anche in Italia, sulla scia di quanto è ormai consolidato nei paesi anglosassoni.

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