Economia

La Sardegna prova a rilanciare il settore della pesca

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La Sardegna prova a rilanciare il settore della pesca

Unire le forze per rilanciare il settore della pesca costiera e lagunare in una sfida che «è anche culturale», dove i pescatori diventano protagonisti. Rilancio che in Sardegna passa anche per i i FLAGs (Fisheries Local Action Group), strumenti considerati importanti per un ambito costretto a fare i conti con la crisi. «Il numero di imprese attive nella pesca costiera e lagunare, per l’80% cooperative, rappresenta il 6% del totale delle imprese italiane del settore – spiega Gabriele Chessa, responsabile pesca Legacoop -, mentre per l’acquacoltura scende al 4 per cento. Siamo la terza regione in Italia per numero imbarcazioni, 1.300 unità, con una forte prevalenza della pesca costiera artigianale (80%), come conferma il dato sulla stazza complessiva, 10mila GT, e la potenza complessiva dei motori».

Non solo: «Su queste imbarcazioni sono imbarcati circa 2.400 marittimi (circa l’8%) che lavorano mediamente per 123 giorni l’anno». In questo scenario i Flags, diventano uno «strumento strategico per contribuire a rilanciare il settore che comprende anche 59 ambienti lagunari produttivi che si estendono in una superficie di circa 12mila ettari, quasi tutti gestiti in concessione, nei quali lavorano circa 1000 addetti. «La sfida è un cambio culturale – spiega –, i pescatori possono diventare protagonisti del proprio futuro diventando promotori, suggeritori anziché meri esecutori di regole, regolamenti e burocrazia calati dall'alto, da un’Europa spesso miope». Gruppi di azione che uniscono marinerie, comuni costieri e operatori e che diventano punto di riferimento sia per iniziative che riguardano le iniziative di rilancio, sia la formazione dei lavoratori. Un caso concreto arriva dalle marinerie che da Santa Teresa vanno a Bosa (il Gac del nord Sardegna), che, come spiega Gianni Pintus, vice presidente provinciale dell'Agci Sassari «stanno preparando un documento da sottoporre alla Regione con le questioni più urgenti. Compresa quella del caro carburante».
Poi resta da sciogliere il nodo relativo alle quote tonno e il ruolo della cosiddetta piccola pesca. «Quest’anno dovrebbero essere assegnate circa 100 tonnellate in più alla Sardegna, arrivando a circa 3200 – aggiunge Pintus – e l’auspicio, un emendamento in proposito deve essere ancora approvato ma ha già ottenuto il via libera della Commissione internazionale che tutela il tonno rosso (Iccat), è che possano essere appannaggio anche delle barche della piccola pesta dato che i numeri delle grosse imbarcazioni ammesse sono gli stessi dello scorso anno». Non meno importante la questione sanzioni: per la cattura di prede sottomisura si rischia di dover pagare dai 4.mila ai 50mila euro e la sospensione della licenza sino a tre mesi. Mentre le sanzioni per la cattura di tonno rosso “fuori quote” «sono ugualmente alte».

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