Economia

Dossier Le acque termali, uno scudo per i territori

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    Dossier | N. 9 articoliRapporto Sviluppo sostenibile

    Le acque termali, uno scudo per i territori

    Terme della Versilia - Hotel Villa Undulna
    Terme della Versilia - Hotel Villa Undulna

    Le risorse termali da sempre creano difesa del territorio e sviluppo. «Il più delle volte – commenta Costanzo Jannotti Pecci, presidente nazionale di Federterme - le strutture termali operano all’interno di territori in cui la cultura della salvaguardia ambientale è un fatto acquisito a livello cromosomico». Questo patrimonio andrebbe, però, valorizzato e difeso meglio da speculazioni e incuria. I paradossi di legge non mancano, contraddistinti da norme che ancora oggi consentono di sprecare preziose risorse.

    Laura Natali, imprenditrice e amministratrice delegata di Terme della Versilia - Hotel Villa Undulna (uno dei rari casi di termalismo sul mare in Italia, a due passi da Forte dei Marmi), punta il dito contro la normativa in vigore. «La problematica – dichiara Natali - riguarda la risorsa termale gestita sulla base di leggi vecchie un centinaio d’anni. In base a un regio decreto, per mantenere l’efficacia terapeutica non si può intervenire con variazioni chimiche e fisiche, non si può sanificare l’acqua». La legge di riordino 323 del 2000 contribuisce alla tutela della risorsa, «ma non ha risolto il problema – prosegue Natali -. Mancano le regole applicative e la normativa di riferimento è quella regionale».

    Qualche passo avanti c’è stato, di recente. «Il progetto HydroGlobe, riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della salute, valorizza il ruolo dell’idroterapia per rispondere ai nuovi bisogni di salute e benessere termale e stabilisce un utilizzo delle acque secondo protocolli rigorosi, nel rispetto ambientale e scientifico», dichiara il presidente di Federterme, annunciando il traguardo positivo ottenuto dal comparto. Jannotti Pecci sottolinea anche l’importanza di un tavolo di confronto istituito da qualche mese al ministero della Salute, i cui esiti andranno nella direzione della valorizzazione dei territori.

    «Ma le piscine termali – riprende Natali – sono ancora gestite con una norma che obbliga a pompare acqua dalla falda per ricambi totali tre volte al giorno e le falde si stanno abbassando. Speriamo che sia approvata nel più breve tempo possibile la proposta di legge a modifica della legge regionale 38/2004, che scioglierebbe molti di questi nodi».

    Consapevoli delle difficoltà per garantire il mantenimento delle risorse naturali, ci sono regioni (come ad esempio la Toscana) che hanno fatto sperimentazioni, ma non esiste una norma valida a livello nazionale. «Il nostro bene primario è l’acqua e bisogna cambiare prospettiva – esorta Natali -. Ci vuole una armonizzazione, coordinata e uguale per tutti». Di ritorno da un convegno europeo sul tema del termalismo, dove è emerso un problema di discrasia tra Paesi storici come Italia, Germania o Francia e Paesi emergenti, dove si fa confusione tra cura termale e trattamento benessere, Natali avverte: «All’Europa chiediamo di mantenere l’attenzione sulle acque, che vanno trattate come elemento curativo». Due gli obiettivi per raggiungere i quali Natali sprona all’azione: «La tutela della risorsa con la possibilità di trattamento dell’acqua e il riconoscimento della figura di operatore termale». Le professionalità nel settore non mancano, ma occorre una codifica.

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