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Raffica di bocciature contro le Regioni anti-trivelle

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Raffica di bocciature contro le Regioni anti-trivelle

Nuova sequenza di sentenze contro le Regioni no triv. Il Tar del Lazio ha pubblicato altre sei sentenze contro una Regione in particolare, la Puglia, il cui presidente Michele Emiliano ha fatto della contestazione alle perforazioni uno dei punti caratteristici della sua politica soprattutto in aprile, quando ci fu il referendum fallito sulle perforazioni in mare. Il Tar Lazio cioè ha rigettato altri sei ricorsi con i quali la Regione Puglia si opponeva contro la ricerca di giacimenti in mare. Ha rigettato anche un settimo ricorso presentato, in questo caso, dal Comune di Amendolara, in Calabria. Le compagnie petrolifere, così il Tar Lazio sezione 2-bis ha ripetuto alla Puglia, possono condurre le ecografie nel sottosuolo del mare alla ricerca di giacimenti.

CARTA DELLE ISTANZE E DEI PERMESSI DI RICERCA IN MARE

Con questa nuova serie, la giustizia amministrativa è arrivata in questi mesi a 49 bocciature di ricorsi no triv. Una dozzina di ricorsi bocciati sono quelli subiti dalla Regione Puglia, altri sono delle Regioni Basilicata e Calabria. E poi moltissimi sono i ricorsi persi dai singoli Comuni costieri: non solamente Amendolara, ma anche il Comune di Ostuni (Brindisi) è stato attivissimo nell’impegnare coorti di avvocati in ricorsi falliti contro i giacimenti nazionali.

Le norme consentono alle società petrolifere di chiedere il permesso di fare ecografie a ciò che si nasconde sotto i fondali in alto mare, oltre le 12 miglia dalla riva (una ventina di chilometri, oltre la visibilità consentita dalla curvatura della Terra). Per ascoltare l’eco del sottosuolo si utilizza l’air gun, un dispositivo che spara contro il fondo del mare forti botte d’aria compressa; l’eco fa intuire che cosa ci sia nelle rocce profonde.

Per fare questi studi la società di ricerca petrolifera deve chiedere al ministero dell’Ambiente la Via (Valutazione di impatto ambientale); al termine dell’iter l’Ambiente e i Beni culturali dicono con un decreto se questi studi geologici creano un danno all’ambiente, se possono essere condotti e a che regole attenersi per mitigare il danno. Ottenuto il decreto di Via, le società petrolifere per fare lo studio devono avere l’autorizzazione dello Sviluppo economico.

Se trovano tracce di giacimenti riparte da zero un nuovo iter: una nuova Via e una nuova autorizzazione per fare una perforazione di ricerca. Se anche la perforazione di ricerca trova un giacimenti, riparte da zero un nuovo iter: una nuova Via e una nuova autorizzazione per la concessione del giacimento.

La Regione Puglia, ma anche le Regioni Calabria e Basilicata, e in modo ripetitivo il Comune di Ostuni, e meno assillante il Comune di Amendolara, ma in alcuni casi anche la Provincia di Teramo e diversi altri Comuni, hanno fatto ricorso al Tar Lazio contro i decreti di Via con cui il ministero dell’Ambiente insieme ai Beni culturali approvava i progetti di ecografia del sottosuolo sotto i fondali dell’Adriatico oppure nel mar Ionio.

Dicono le Regioni no triv: il ministero dell’Ambiente ha condotto male le valutazioni, non ha tenuto conto dei pericoli delle perforazioni, la tecnologia dell’air gun può nuocere ai delfini e così via. Per questo motivo — dicono al Tar le Regioni antigiacimenti — bisogna annullare i decreti di Via libera.

Così per decine di volte il Tar del Lazio sezione 2-bis, oppure in qualche altro caso anche il Tar della Puglia a Lecce o il Tar della Calabria oppure altre sezioni del Tar Lazio, hanno ripetuto che le valutazioni del ministero erano corrette, che la tecnologia dell’air gun è condotta sotto la guardia di biologi naturalisti esperti di cetacei i quali bloccano tutto se ci sono delfini e balene nei paraggi della nave esploratrice. Dicono i giudici amministrativi che le prospezioni geologiche sono appunto prospezioni geologiche per studiare la forma del sottosuolo, e nel terreno non viene piantato nemmeno un chiodo. E infine stiamo parlando di mare apertissimo, così remoto dalla costa da essere in acque internazionali dove è impossibile dire quali città o Regioni o addirittura Stati siano fronteggianti. E quindi — questo ha ripetuto il Tar per una cinquantina di volte — i decreti del ministero dell’Ambiente sono regolarissimi.

La sequenza di sei bocciature del Tar Lazio contro la Puglia arriva una decina di giorni dopo la pubblicazione di una sentenza simile del Tar Calabria, il quale ha bocciato l’ordinanza con cui il comune no triv di Roseto Capo Spulico (Catanzaro) aveva vietato l’uso dell’air gun a una trentina di chilometri al largo nel mare Ionio. Perfino il Consiglio di Stato settimane fa ha confermato il Tar e ha respinto un ricorso contro i giacimenti Eni nel Canale di Sicilia.

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