Economia

Parmacotto, via libera al concordato (e al rilancio negli Usa)

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CRISI DI IMPRESA

Parmacotto, via libera al concordato (e al rilancio negli Usa)

Imagoeconomica
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Il Tribunale di Parma ha emesso ieri la sentenza che salva l’iter concordatario di Parmacotto, dichiarando il non luogo a procedere per la richiesta del pm di accertare l’inammissibilità del concordato ex art 173 della legge fallimentare, dopo il blocco di tutta la liquidità dell’azienda alimentare per l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato dello scorso luglio (9,7 milioni di euro sequestrati nei conti correnti sugli 11 milioni di finanziamenti erogati da Simest nel 2011 sub iudice) .

Tradotto in linguaggio comune significa che il Gup ha ritenuto ammissibile la procedura di concordato preventivo, a prescindere dall’iter penale legato ai fatti risalenti a cinque anni prima, e Parmacotto in grado di far fronte agli impegni presi nel piano. Resta quindi confermata anche l’udienza per l’omologa in calendario il prossimo 12 ottobre (possibile lo slittamento di una settimana per questioni tecniche) del secondo piano concordatario che ha ottenuto il via libera dal 90% dei creditori: vengono cancellati 46,2 milioni di euro di debiti sugli oltre 100 milioni complessivi (metà in mano alle banche), i fornitori strategici convertono parte del loro credito in azioni, gli altri creditori saranno rimborsati in cinque anni con percentuali variabili dal 17 al 25%, mentre saranno pagati per intero i premi alla Gdo.

Ma ce la farà Parmacotto a fronteggiare il piano di rientro, con i conti correnti a zero, i fornitori che non concedono dilazioni e le banche che hanno chiuso i rubinetti? «Ce la stiamo facendo da mesi, anzi abbiamo oggi un Ebitda che è il doppio rispetto alle previsioni, grazie alla razionalizzazione di spese fisse e generali (i dipendenti sono scesi dai 200 pre crisi ai 141 attuali, ndr), e il fatturato si conferma attorno ai 60 milioni come da piano concordatario. Contiamo di recuperare la liquidità necessaria attraverso un importante accordo di distribuzione che stiamo firmando negli Stati Uniti», anticipa il Cfo di Parmacotto, Alessandro Cappelletti.

Il gruppo salumiero ha infatti firmato un memorandum of understanding per diventare fornitore in esclusiva di un grosso importatore e distributore di made in Italy nel mercato nordamericano, che dovrebbe garantire le risorse economico-finanziarie necessarie a bilanciare la decina di milioni di euro paralizzati sui conti. «Ma non ci limitiamo a sopravviere – rimarca il Cfo – stiamo investendo e innovando anche in Italia (che vale oggi il 95% dei ricavi, ndr) , dove stiamo lanciando in questi giorni una nuova gamma di prodotti, nella fascia cotti di alta qualità, che punta sull’italianità ela genuinità degli ingredienti, da sempre il nostro punto di forza». Nel frattempo Parmacotto ha presentato una memoria contro il sequestro dei beni patrimoniali legati alla vicenda Simest e ha già ottenuto ragione sull’incompetenza territoriale del Tribunale di Parma. Il processo si sposta ora a Modena.

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