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Dossier Territorio d’eccellenza in fase di transizione

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Trentino

    Territorio d’eccellenza in fase di transizione

    Polo meccatronica a Rovereto
    Polo meccatronica a Rovereto

    I voti al territorio restano al di sopra della media italiana se si guarda alla qualità della vita, al sistema formativo, alla crescita del Pil (si stima per il 2016 un incremento tendenziale dell’1,1%, superiore al dato nazionale), alle performance di imprese che hanno saputo cogliere i cambiamenti globali (si pensi allo sviluppo della meccatronica o al fiorire di start-up innovative). Il Trentino è sempre stato territorio d’eccellenza, isola felice, assieme all’Alto Adige, grazie anche alla sua autonomia. La Provincia autonoma di Trento (come quella di Bolzano) ha potere legislativo in molte materie normalmente di competenza statale o regionale e può contare su gran parte degli introiti derivanti dalle imposte sui redditi nel territorio provinciale (il 75% del totale). E grazie alle notevoli risorse a disposizione, la Provincia ha potuto dare sostegno all’economia, dall’agricoltura al turismo, dal terziario alla cultura (università). Il sistema della finanza locale, con la rete di banche di credito cooperativo, ha sempre garantito una disponibilità di credito e quindi sostegno economico.

    Da qualche anno, il Trentino vive una fase di profonda trasformazione, che, se da un lato pone interrogativi cruciali sul futuro dell’autonomia decisionale, dall’altro traghetta la provincia verso un rinnovamento culturale ed economico. Quali sono gli interrogativi cruciali? Prendiamo il sistema bancario: così come per le banche popolari, anche per il credito cooperativo, in Trentino estremamente radicato, è in atto una riforma, che prevede un gruppo di controllo unico che eserciterà poteri di coordinamento delle attività delle singole banche, attraverso dei contratti di coesione, cioè accordi per disciplinare in relazione ad ogni banca le funzioni della capogruppo (con possibilità quindi di variazioni per ciascun caso). Banca d’Italia spinge verso un gruppo italiano unitario, in Trentino si ipotizza invece la costituzione di un gruppo parallelo, autonomo, coagulato attorno a Cassa Centrale Banca, che coinvolgerebbe molte bcc del Nordest (circa 80). La partita è tutta aperta: il cda di Cassa Centrale Banca ha deliberato qualche giorno fa «di proseguire con determinazione nel percorso che porterà alla costituzione del proprio gruppo bancario cooperativo», recita una nota.

    Un altro esempio: le infrastrutture. Ambito nel quale si registra un ridimensionamento del potere decisionale della Provincia. L’ingresso nella proprietà del gruppo A4 Holding (concessionaria autostradale del Nordest) del gruppo spagnolo Abertis, che ha acquisito il 51,4%, cambia lo scenario a proposito della realizzazione della Valdastico Nord, arteria che dal Vicentino sale verso Trento, sempre osteggiata dai trentini. Ora la Valdastico Nord si farà, gli spagnoli lo pretendono, anche se non è chiaro se sarà un corridoio «non a pedaggio», come ha proposto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, o una vera e propria autostrada.

    Partita di estrema importanza è quella che riguarda la riforma dello Statuto, intrapresa in questi mesi. Oltre a dover contenere un profondo ripensamento del significato di autogoverno, “imposto” dalla riforma del Titolo V della Costituzione, il nuovo Statuto - che sarà stilato, essendo regionale, assieme all’Alto Adige - dovrà rispondere a logiche innovative e competitive, che tengano conto della difficile congiuntura che l’intero Paese sta attraversando. «Nel processo di revisione dello Statuto - sostiene il presidente della Provincia Ugo Rossi - dobbiamo rivedere i nostri rapporti sia con lo Stato centrale che con gli altri territori europei. Portiamo avanti l’idea di un autogoverno che nasce dal basso, di un’autonomia che vuol essere di maggiore corresponsabilità. Che non è cultura della rivendicazione e non deve necessariamente riguardare solo il Trentino o l’Alto Adige. L’articolo 116 della Costituzione permette alle regioni di chiedere competenze autonome, nell’ottica di un regionalismo ad assetto variabile che può essere migliorativo per tutti».

    Sul fronte industriale le problematiche non sono poche. La crisi del distretto del porfido preoccupa: dal 2007 ad oggi il settore ha perso circa mille posti di lavoro, passando da 1.600 a poco più di 600 addetti. Crisi pesanti coinvolgono la Marangoni (pneumatici) e la Adler (frizioni e componenti per moto), entrambe di Rovereto. Il dato sull’export nei primi sei mesi dell’anno non è positivo (-1,3% tendenziale). «L’industria trentina ha bisogno di supporto - dice il presidente di Confindustria Trento Giulio Bonazzi - e di vedere migliorato il sistema di tassazione. Molte sono le aziende in salute, quelle che investono e che assumono. L’export gioca un ruolo sempre più importante e in questo senso le aziende vanno aiutate». «Inoltre - continua Bonazzi -, viviamo tempi veloci in cui l’imprenditore ha bisogno di chiarezza e semplicità a livello burocratico».

    Questo scenario sta portando il Trentino a percorrere alcune strade e a sviluppare nuovi asset di eccellenza: consolida settori tecnologicamente avanzati, come la meccatronica, agevola le start-up, investe nella formazione - «abbiamo accelerato sull’apprendistato e sull’applicazione della riforma della buona scuola», spiega il presidente Rossi -, punta sul turismo e sulla cultura. E, giocoforza, “inventa” una nuova manifattura, fatta anche di capitali stranieri.

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