Un dazio provvisorio tra il 13,2% e il 22,6% per i coils a caldo provenienti dalla Cina. È questa la decisione assunta dalla Commissione europea al termine dell’indagine (avviata a febbraio) sull’importazione di questa categoria di prodotti siderurgici. Al momento è in corso un’analoga istruttoria anche sull’importazione da altri paesi: nella seconda indagine sono coinvolti Brasile, Iran, Russia, Ucraina e Serbia.
Il provvedimento, di cui beneficeranno, in Italia, produttori come Arvedi e Ilva, giunge dopo un iter di inchiesta avviato in seguito a una denuncia di Eurofer, l’associazione che raggruppa i produttori siderurgici europei. Giunge cinque settimane prima della scadenza della procedura. Gli strumenti antidumping decisi da Bruxelles riguardano anche altri prodotti piani (piatti laminati a caldo e lamiere in generale). Secondo Eurofer le importazioni di acciaio nell’Ue nel 2016 ha continuato a crescere a un ritmo superiore al tasso di crescita del consumo apparente sul mercato interno: nel primo quadrimestre sono aumentate del 24% anno su anno, con una divergenza tra i prodotti lunghi (+33%) e i piani (+11%). La Cina resta il principale esportatore, seguita da Russia, Ucraina, Corea del Sud e Turchia. In generale l’import extra Ue in Italia di questo segmento di prodotto, secondo i dati Federacciai, ha raggiunto nei primi sei mesi dell’anno 3 milioni di tonnellate, a fronte di 6 milioni di produzione interna e 3,3 milioni di tonnellate di import da paesi comunitari). L’Italia è stata fino a oggi il quarto mercato mondiale in assoluto per i prodotti piani cinesi (dopo Corea del Sud, Vietnam e India).
Le inchieste comunitarie hanno confermato, secondo quanto indica la Commissione, che i prodotti cinesi sono stati venduti in Europa a prezzi di dumping molto bassi. Per fornire alle imprese del settore un margine di manovra, Bruxelles ha imposto dazi fra il 65,1% e i 73,3% per i prodotti piatti pesanti. Per i coils, come detto, il dazio varia invece fra il 13,2% e il 22,6% a seconda della società: è pari al 13,2% per Handan e Hebei, sale al 17,1% per Bengang, è del 22,6% per Zhangjiagang, risulta del 18% per altre società che hanno collaborato all’indagine (tra queste Angang, Rizhao e Wuhan), è del 22,6% per tutte le altre..
Queste misure, nel giudizio di Bruxelles «permetteranno di restaurare la redditività della produzione di prodotti pesanti e di evitare il danno alle imprese del settore».
La Commissione deciderà entro sei mesi se confermare tali misure per i prossimi due anni o meno. In quel momento sarà in grado di decidere se farle scattare retroattivamente sui prodotti piatti pesanti importati dalla Cina fra agosto e ottobre 2016, misura possibile grazie alla registrazione preliminare delle importazioni durante l’inchiesta in quel periodo.
Attualmente sono in corso 37 misure anti-dumping e anti-sussidi decise dall’Unione europea, di cui 15 su prodotti provenienti dalla Cina. Si tratta di un livello di protezione che Bruxelles indica «senza precedenti». Altre dodici inchieste riguardano prodotti in acciaio, due delle quali sono state concretizzate con le ultime decisioni.
© Riproduzione riservata