Economia

La molla dell’Expo per un futuro europeo

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L'Analisi|Industria

La molla dell’Expo per un futuro europeo

Sarebbe un grave errore considerare Expo lo specchio delle vanità del passato. Quel successo, innegabile, deve essere il punto di partenza per valorizzare il metodo-Milano e dare una mission alla città e al Paese.

Sembra un’altra era geologica ma Milano era retrocessa da capitale morale d’Italia a Tangentopoli. Sembra ieri ma il rischio della rinuncia a Expo stava facendo ripiombare la città nel baratro. Invece il moltiplicatore d’immagine dell’Esposizione universale dell’anno scorso ha dato e continua a dare risalto ai risultati che Milano ha inanellato negli ultimi
venti anni.

Il sistema Milano. La spessa rete fatta da un unicum nel panorama europeo di società civile, imprese, politica. Con quattro amministrazioni, occorre riconoscerlo, che si sono succedute negli anni passandosi di mano il testimone del fare.

Come correttamente è stato sottolineato nelle diverse relazioni di ieri ad Assolombarda, dai lombardi Rocca, Maroni e Sala e dagli ospiti Boccia e Renzi, il passato non è uno specchio nel quali riflettere le vanità dei migliori indicatori italiani e di dati paragonabili a quelli dei territori europei d’avanguardia. Non sono gli indicatori dell’attrattività di Milano, i dieci milioni di turisti che scelgono la città (per il terzo anno consecutivo più numerosi che a Roma), dei 40mila studenti che frequentano le Università della città. Il passato è il punto di partenza per la costruzione di un futuro in cui cresca ancora la qualità della vita e il livello di facilità del doing business.

In particolare, i risultati raggiunti da Assolombarda, è di questo che parliamo nel giorno della sua assemblea, sono un mix di concretezza e visione. Dai 500 manager formati per Industria 4.0, all’accompagnamento per l’emissione del primo minibond, al codice per la regolarità dei pagamenti, ai protocolli con sei comuni per gli sgravi fiscali alle imprese, alla riduzione da 45 a sei giorni dei tempi per l’Autorizzazione unica ambientale. Dal servizio di centrale di acquisto per l’energia alla semplificazione del contratto di apprendistato. Dal welfare condiviso per le imprese ai percorsi di alternanza studio-lavoro. E si potrebbe continuare
ancora a lungo.

Ma soprattutto l’avere chiesto con forza, quando davvero sembrava che il dopo-Expo fosse destinato, nella migliore delle ipotesi, a ospitare uno stadio di calcio, che l’area di Rho-Pero diventasse la piattaforma per l’eccellenza del made in Italy. Ricerca più formazione, laboratori pubblici e industria privata, start up e multinazionali. Il Tecnopolo e le Università. La Milano del futuro, quella che può lanciarsi - e non velleitariamente - nella competizione europea per ospitare l’Ema, l’agenzia Ue del farmaco, e il Tribunale per i brevetti europei in libera uscita da Londra per effetto della Brexit.

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