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La cantieristica navale italiana è fuori dalla crisi grazie alle crociere

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La cantieristica navale italiana è fuori dalla crisi grazie alle crociere

La navalmeccanica italiana «al pari di quella europea, esce molto bene da un lungo periodo di crisi ed è più forte di prima». Infatti, «a fronte della crisi dell’offshore derivante dal crollo dei prezzi del petrolio e quindi dei relativi ordini navi, c’è il mercato crocieristico, che invece non è mai stato così dinamico».

A fornire questo quadro della cantieristica tricolore è la relazione di Vincenzo Petrone, presidente di Assonave, l’associazione che rappresenta gran parte dell’industria navalmeccanica italiana, il quale ha fornito i dati del settore nel corso dell’annuale assemblea degli associati.

Il 2015, si legge nel documento, a livello mondiale «ha registrato una domanda complessiva di 41 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata, con una flessione di oltre il 10% rispetto al 2014, con alcuni settori in grande calo, quali quello dell’offshore, che nel 2015 ha visto un solo mezzo da trivellazione ordinato, ed altri in grande espansione, come quello crocieristico che, con il record di 19 nuove unità ordinate, porta il suo portafoglio ordini a 47 grandi navi a fine 2015».

Anche il comparto militare ha segnato nel 2015 «un’importante crescita con 96 ordini, per un valore 29,6 miliardi di euro (+74% sul 2014), mentre il mercato yacht vede un rallentamento negli ordini superiori a 60 metri e una ripresa degli ordini nelle dimensioni più ridotte».

E se la prima metà del 2016 mostra «un avvio particolarmente fiacco per il comparto delle navi mercantili, che registra nuovi ordini complessivi per soli 6,8 milioni di tonnellate», il settore cruise appare ancora «in netta controtendenza, grazie ad addirittura 14 ulteriori nuovi ordini perfezionati nel semestre (che diventerebbero addirittura 25, conteggiando anche le lettere di intenti ancora da finalizzare), il comparto offshore praticamente azzerato, e quello degli yacht in graduale ripresa. Gli ordinativi militari si sono, infine, confermati soddisfacenti (41 nuovi ordini, per 8,8 miliardi di euro, senza conteggiare il programma di complessivi 34 miliardi di euro della Marina australiana, relativo a 12 sommergibili)».

In questo contesto, si legge ancora nella relazione, «nel primo semestre 2016, la quota di mercato della cantieristica asiatica, in termini di nuovi ordini, è scesa fino al 68% (87% nel 2014) mentre il boom della domanda di navi da crociera ha portato la cantieristica europea a raggiungere una quota del 24% (7% nel 2014), grazie anche all’importante contributo della cantieristica italiana, trainata da Fincantieri».

Il 2015 e la prima metà del 2016 hanno confermato la tendenza alla segmentazione «anche nel comparto delle riparazioni e trasformazioni navali. Da una parte il basso livello dei noli ha spinto l’armamento ad economizzare anche sui costi delle manutenzioni e delle riparazioni ordinarie, dall’altra la richiesta di interventi di riammodernamento sulle navi passeggeri, cosi come sugli yacht, ha raggiunto livelli decisamente sostenuti».

In questo quadro, «la cantieristica italiana nel suo complesso si è trovata dalla parte giusta del mercato», con Fincantieri «che ha raggiunto un carico di lavoro complessivo record pari a 21,8 miliardi di euro» e «un portafoglio ordini cruise pari a 21 unità con consegne che si estendono fino al 2022», mentre nel mercato militare l’orderbook dell’azienda «arriva a 43 unità, con consegne che si estendono fino al 2026».

L’Italia – ha sottolineato Petrone, «per mantenere le leadership mondiali raggiunte nella costruzione di navi da crociera e di yacht e per continuare a giocare un ruolo di prim'ordine nel comparto militare, deve investire sempre di più in innovazione e nello sviluppo di nuove tecnologie».

Il presidente di Assonave ha poi spiegato che l’associazione intende «favorire la ricomposizione delle tensioni presenti nella rappresentanza associativa della nautica nazionale, facilitando il rientro in Confindustria di Nautica Italiana e delle importanti aziende che di questa fanno parte, nel rispetto dello statuto di Confindustria. Ci adopereremo poi per contribuire alla nascita di una rappresentanza di settore, inizialmente con la stessa Assonave, Confitarma e Ucina, per poi aggregare gli altri soggetti che rappresentano l’economia del mare, fino ad arrivare alla creazione di una “federazione di settore” unitaria».

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