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Dopo il tessile Prato scommette sulle arti: riapre il Centro Pecci

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industria e cultura

Dopo il tessile Prato scommette sulle arti: riapre il Centro Pecci

Gli anni del grande sviluppo economico sono alle spalle. Ma lo sono anche quelli della forte crisi del tessile, settore trainante della città ora ridimensionato, ma non scomparso. La nuova sfida, per Prato plasmata dall’industria e dal lavoro, si chiama arte contemporanea e s’incarna nel Centro Pecci, lo spettacolare museo-luogo delle arti che riapre dopo nove anni di lavori, ampliato e totalmente ristrutturato (il “vecchio” Pecci è datato 1988) dall’architetto olandese Maurice Nio.

L’aspetto è quello di un’astronave dorata, atterrata da un pianeta sconosciuto o pronta a decollare verso un futuro incerto. «La sfida è diventare protagonista della vita culturale europea, far crescere questo luogo che è un laboratorio di idee e che parlerà il linguaggio dei giovani», hanno spiegato il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, e la vicepresidente della Regione, Monica Barni, presentando oggi ai giornalisti il museo che - rarità assoluta nel panorama europeo - starà aperto dalle 11 di mattina alle 11 di sera, tutti i giorni tranne il lunedì.

L’investimento strutturale è stato di 14,5 milioni, sostenuto da Regione Toscana e Comune di Prato. Il «grand opening», compresa la mostra inaugurale «La fine del mondo» che riunisce le opere di 50 artisti internazionali, è costato 1,1 milioni. Ora prende avvio la partita più difficile, quella della gestione: per mandare avanti il nuovo Pecci servono 3,8-4 milioni l’anno, spiega il direttore Fabio Cavallucci. «Noi abbiamo 2,5 milioni all’anno consolidati, tra contributi pubblici e privati - aggiunge - Il resto dovrà arrivare dai biglietti, dagli sponsor, dalle attività fatte anche in collaborazione con musei e istituzioni fiorentine».

Irene Sanesi, presidente della Fondazione per le Arti contemporanee che gestisce il Pecci, è al lavoro per coinvolgere aziende e imprenditori e per sviluppare il fundraising.

Riapre il Centro Pecci di Prato: viaggio verso il contemporaneo

Sul fronte dell’affluenza (nessuno per adesso fa previsioni) la scommessa, inutile nasconderlo, è dirottare a Prato, 10 chilometri di autostrada da Firenze, una fettina dei 4,5 milioni di turisti che ogni anno visitano il capoluogo toscano. Attirandoli con la collezione permanente di arte contemporanea del Pecci, una delle più importanti in Italia, ma anche con l’edificio fuori dal comune, un “involucro che può superare il contenuto”, spiega Cavallucci, come successo a Bilbao col museo disegnato da Frank Gehry. “Come Bilbao, oggi Prato scommette sul contemporaneo”, conclude il direttore.

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