Con il dato relativo al commercio estero di agosto, l’industria italiana intasca un secondo indicatore positivo consecutivo dopo quello della produzione industriale. Due indizi non fanno ancora una prova – soprattutto se si parla di ripresa – anche perché arrivano dopo mesi contrastati e non certo entusiasmanti. Ma, dopo il balzo fatto registrare dall’output (superiore anche a quello della Germania, almeno sul periodo in questione), ora esportazioni e importazioni si portano appresso elementi incoraggianti che vanno al di là della pura crescita congiunturale o tendenziale (quest’ultima comunque significativa, anche depurata della giornata lavorativa in più rispetto al 2015: +6,8%). Il primo elemento, e forse anche il più importante, riguarda la geografia dell’export made in Italy, che ritrova alcuni dei suoi principali mercati di sbocco: la Germania, prima di tutto (o forse sarebbe meglio dire “über alles), ma anche le vendite verso Stati Uniti, Giappone e Cina hanno ritrovato una spinta decisa. Sul fronte dei settori, invece, verrebbe da dire “nessune nuove, buone nuove”: nel senso che a trainare continuano a essere il comparto automotive, i macchinari e, questa volta, la metallurgia, guarda caso diretta verso il mercato tedesco.
Quello del made in Italy con la Germania è un rapporto sempre più inscindibile e stretto: senza molti dei componenti realizzati dal manifatturiero nostrano molte fabbriche tedesche rischierebbero di fermarsi. E Berlino è il primo mercato di sbocco dell’Italia, con quasi 30 miliardi di euro in sette mesi: cinque volte la Cina. Inoltre, che, al di là dei luoghi comuni, gli stessi tedeschi considerino il manifatturiero italiano un’eccellenza assoluta lo si capisce da prove inequivocabili: per esempio gli investimenti diretti, la decisione di puntare sull’Italia con stabilimenti come Ducati o Lamborghini, o ancora i recenti incontri b2b organizzati da Volkswagen in Lombardia. Intrecci fitti, che fanno capire, anche, le ragioni dell’alleanza tra i due sistemi produttivi formalizzata venerdì scorso a Bolzano e la battaglia comune a livello europeo per rilanciare la competitività continentale.
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