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Dossier L’aftermarket cresce in tutto il mondo

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    L’aftermarket cresce in tutto il mondo

    «L’aftermarket dell’automotive andrà incontro nei prossimi cinque anni a cambiamenti più profondi di quelli visti negli ultimi trenta»: Detlef Braun guarda il settore da un osservatorio privilegiato perché è componente del consiglio direttivo di Messe Frankfurt GmbH che organizza Automechanika, la fiera più importante di questa industria.

    È un business dalle dimensioni colossali che nella sola Unione europea, sottolinea il manager, «è cresciuto nel 2015 del 4,8% » e fattura, secondo i dati dell’Istituto Ifh di Colonia, 218 miliardi di euro di componenti originali, ricambi, accessori e pneumatici mentre 135 miliardi è il fatturato della manutenzione e riparazione degli autoveicoli. «Si tratta di un mercato solido soprattutto guardando al futuro» dice Braun. «Oggi tra i temi chiave ci sono la mobilità elettrica, i sistemi telematici e le soluzioni per il collegamento in rete interno ed esterno dei veicoli». Molti operatori del settore dei ricambi, del commercio e dell’autoriparazione, continua, «si stanno aprendo a nuovi comparti produttivi e di vendita».

    Nel “laboratorio del futuro”, lo Zukunftslabor allestito nell’ultima edizione di Automechanika a Francoforte, le soluzioni innovative per la mobilità sfruttano le potenzialità del digitale e dell’interconnessione, offrendo soluzioni per collegamenti in rete sempre più capillari. Ci sono applicazioni che permettono di localizzare e seguire su una mappa i veicoli di una flotta aziendale; software per immagazzinare i dati delle vetture di ogni marca, analizzarli e trasmetterli alle officine per una diagnosi preventiva con accesso da remoto; batterie al litio-ferro-fosfato per aumentare fino a 100 chilometri la percorrenza di camion a trazione elettrica; sistemi per la produzione e l’accumulo di energia e per la ricarica dei veicoli elettrici.

    Nei mercati maturi le avanguardie costruiscono la mobilità del futuro puntando sull’innovazione ma tengono allo stesso tempo gli occhi puntati su quell’ampia porzione di globo dove i veicoli sono cresciuti a ritmi tumultuosi aprendo all’aftermarket nuovi spazi. A livello globale il mercato viene stimato in 500 miliardi di euro, come spiega Marc Aguettaz, amministratore delegato di GiPa Italia, società di ricerca sui mercati del post vendita automotive. La crescita si deve ai paesi dove il parco circolante sta aumentando velocemente. «Le vetture sono la parte più rilevante ma ci sono anche le due ruote e i veicoli commerciali leggeri» continua Aguettaz. Cina, Brasile, India e Indonesia ma anche la Thailandia stanno diventando sempre più importanti e i produttori espandono il business dai mercati maturi come Europa e Nordamerica. «Per capire le dimensioni del fenomeno - aggiunge l’analista - basta ricordare che l’Indonesia, con 300 milioni di abitanti, immatricola ogni anno otto milioni di soli veicoli a due ruote, pari alla dimensione del parco circolante italiano che è stato creato in settant’anni».

    Anche se nei paesi emergenti i prezzi sono molto distanti da quelli europei, secondo le stime di Global industry analysts il mercato globale dell’aftermarket potrebbe arrivare a quota 640 miliardi entro il 2020. La crisi economico-finanziaria del 2008 non ha invertito il trend, anzi. Se prima si immatricolavano 55 milioni di vetture all’anno, sottolinea Aguettaz, oggi siamo a oltre 80 milioni.

    La Cina è il paese più assetato di aftermarket perché l’aumento del parco circolante degli ultimi anni ha reso acuto il bisogno di officine. I cinesi cercano know-how in Occidente anche in questo campo e così un recente accordo tra il Centro nazionale opere salesiane formazione aggiornamento professionale e le autorità di alcune contee cinesi prevede la collaborazione per formare giovani nei settori dell’autoriparazione e della meccanica.

    La trasformazione del settore non riguarda solo l’innovazione né lo spostamento del business sugli emergenti. Si assiste anche a una tendenza al consolidamento, soprattutto nei ricambi. «Come già è avvenuto nell’industria dell’auto, c’è l’esigenza di razionalizzare, in particolare nella distribuzione» dice Marco Moretti, direttore marketing dell’Aftermarket Business Unit di Brembo che sottolinea un altro tema caldo: la normativa Ue sulle e-call (chiamate d’emergenza in caso di incidente). Dal 2018 il dispositivo sarà obbligatorio su tutte le auto nuove. Si andrà così sempre più verso sistemi di comunicazione diretta tra case automobilistiche e consumatori e i produttori indipendenti dell’aftermarket (Iam), che oggi gestiscono il 70% circa della distribuzione, temono uno spostamento del mercato verso gli operatori del canale Oes (Original equipment services), ovvero la rete ufficiale di assistenza.

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