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Lavoro, come mi reinvento a 50 anni con Google (e non solo)

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Lavoro, come mi reinvento a 50 anni con Google (e non solo)

Riscrivere online un curriculum vecchio di anni. Fare networking con gli ex colleghi per intercettare posizioni vacanti. Buttarsi sui social network lavorativi con un profilo curato nei dettagli, per non perdere di vista le opportunità che potrebbero (o fanno già) al caso proprio. Per i disoccupati tra i 50 e 60 anni di età, le cosiddette “skills digitali” possono essere un'arma di ricollocazione sul mercato del lavoro. Il primo passo? Colmare il gap tra interesse teorico e le competenze spendibili nella ricerca di impiego: secondo i dati di una ricerca Ipsos-Google Italia, il 94% dei disoccupati con più di 50 anni ritiene «importanti» le competenze digitali ma appena il 14% ha svolto corsi o attività di formazione negli ultimi due-tre anni.

«La disoccupazione tra i 50 e i 60 anni è un fenomeno con un impatto sociale molto rilevante – spiega Fabio Vaccarono, managing director di Google Italia - Saper ricalibrare le proprie competenze con il digitale significarsi darsi una chance in più». Secondo Vaccarono, le opportunità si potrebbero generare sia nei settori dell'economia tradizionale sia nel boom di figure lavorative sfornate dalla rivoluzione digitale. Ad esempio, «potrebbe esserci spazio nei 900mila posti di lavoro vacanti che si creeranno in Europa entro il 2020 proprio per la skills shortage (carenza di competenze, ndr) del digitale» dice Vaccarono.

COME GLI OVER 50 USANO IL WEB
Ancora scarso l'utilizzo di social network lavorativi (15%) e corsi online (fonte: Google Italia-Ipsos)


Dal networking al lavoro freelance, quando il Web crea occupazione
Non che sia sempre chiaro a cosa corrispondano le “skills digitali”, tanto attese quanto indefinite nel mercato del lavoro. Se ci si orienta sui segmenti più tecnici, le competenze possono equivalere a abilità specifiche come linguaggi di programmazione o l'utilizzo di software per contabilità o gestione aziendale. Nel caso di un over 50 con una padronanza media o iniziale dell'informatica, si parla di accorgimenti più basilari. Ma altrettanti utili: sapersi spendere online, aumentare il proprio grado di connettività, aprirsi alla frontiere dello smart working senza dare per scontato che il lavoro sia solo quello «che si fa in ufficio». La familiarità con il Web è un dato di fatto, se si considera che il grosso degli utenti interpellati da Google-Ipsos fa un uso quotidiano delle Rete e il 77% naviga via smartphone.

Il punto è trasformare un'abitudine generica in uno strumento attivo di ricerca. Roberto Rossi copre l'incarico di Business development manager per l'Ict di Randstad, la multinazionale olandese delle risorse umane. Tra i tanti over 50 che bussano alle porte delle agenzie per un ricollocamento, in molti hanno intuito il potenziale del Web. Ma da qui a farne un uso efficace, il passo è lungo. Sempre secondo dati Google-Ipsos, gli ultracinquantenni si autovalutano con un punteggio di 8/10 nell'inviare email o navigare sui motori di ricerca, ma la media scende intorno ai 5/10 quando si tratta di seguire corsi online, vendere prodotti o crearsi una pagina Web (4,6). Da dove iniziare, per invertire la tendenza? «Il primo dovrebbe essere l'autopromozione online, cioè la capacità di offrirsi sul mercato attraverso il Web. Con social network lavorativi, si veda LinkedIn, o altre piattaforme per la ricerca di impiego» dice Rossi. Facile? Non troppo, se si considera che solo il 15% degli intervistati Google-Ipsos frequenta attivamente i portali online per il lavoro. Senza considerare il cambio di modello che intercorre tra vecchi e nuovi sistemi di ricerca per l'impiego. Un “curriculum”, oggi, ha poco a che spartire con il curriculum cartaceo di un tempo: foto, link interni e contenuti multimediali sono ingredienti che amplificano la possibilità di essere notati nell'enorme bacino del Web. E costruirsi una vetrina digitale non significa solo iscriversi a un social network o inviare il proprio resumè a un datore di lavoro, ma “seminare” quotidianamente contatti e offerte.

AUTO-VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
Gli over 50 si reputano meno esperti nel seguire corsi online, vendere prodotti e crearsi una pagina Web (fonte: Google Italia-Ipsos)


Proprio qui scatta la seconda urgenza evidenziata da Rossi: abituarsi alla connettività a tempo pieno. Non si parla di una “ossessione da online”, ma della prassi di aggiornarsi e controllare offerte sulla Rete. Un passo utile anche per metabolizzare un aspetto che può essere poco chiaro: il lavoro è sempre più freelance, svincolato da una sede fisica e basato su rapporti via telefono, email e chat. «Insomma, aprirsi allo smart working. Sapere gestire un rapporto di lavoro senza la vita in ufficio e sapersi muovere sui mezzi utili. Anche solo se si parla di una conference call via Skype» dice Rossi. Sempre che l'intenzione non sia già quella di puntare su se stessi, con un progetto di attività o un lavoro autonomo. Una nicchia degli intervistati nella ricerca Google-Ipsos vede nel Web una rampa di lancio per l'autoimprenditorialità: il 42% per «trasformare le sue passioni in opportunità», il 48% per «supportare attività di impresa» o lavoro autonomo. La stessa Google ha dato il via a un progetto per le competenze online, «Eccellenze in digitale»: una serie di corsi – gratuiti – per colmare le proprie lacune nel settore e rilanciarsi.

Le opportunità effettive: dalla programmazione ai “vecchi” lavori
Spesso, però, gli aggiornamenti online non bastano. L'indagine Google indica nei 900mila posti vacanti nell'Ict uno sbocco (anche) per gli over 50, ma c'è chi fa notare la concorrenza agguerrita che può arrivare da più parti. In primis i cosiddetti nativi digitali, per propria natura più pratici con il Web. «Dobbiamo ricordare però che l'Ict è un settore trasversale: si inserisce in vari ambiti, non solo in “quello che ha fare con i computer”» fa notare Rossi. D'altro canto, nulla esclude che si creino opportunità anche nell'Ict “puro”, se così si possono definire le carriere nell'area di informatica e tecnologia. Il boom di richieste di developer, gli sviluppatori, lascia aperti diversi spiragli sia per assunzioni ex novo che per il riadattamento all'interno di un'azienda. Un esempio su tutti è l'e-commerce, il commercio elettronico: le imprese con un sito internet crescono quattro volte più in fretta delle Pmi che ne sono sprovviste, ma il grado di aggiornamento digitale della nostra filiera è ancora modesto. Di qui le porte aperte per chiunque possa aggiungere valore. Senza vincoli di età: «Certo, qui servono delle competenze minime di base – dice Rossi - Ma se ci sono, vale la pena di giocarsi la carta perché le posizioni aperte sono tante. E l'esperienza paga».

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