Economia

Call center, intesa in bilico sui contratti di Almaviva

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OCCUPAZIONE

Call center, intesa in bilico sui contratti di Almaviva

Un time out in una vicenda che resta complicata, e dall'esito incerto. Si rivedranno mercoledì al ministero dello Sviluppo Economico l'azienda di call center (Almaviva Contact) che gestiva la commessa Enel dalla sede di Palermo e che dal 31 dicembre non la gestirà più avendola persa; l'azienda subentrante (Exprivia) e i sindacati. Da lunedì sarebbero dovuti scattare i primi 154 trasferimenti dei lavoratori di Almaviva da Palermo a Rende. Non succederà. Almeno fino a mercoledì 26, quando le parti si rincontreranno.

Per ora, insomma, una buona notizia in una delle vertenze che sta interessando un settore, quello dei call center, in cui lavorano 80mila persone e in cui la temperatura è salita al livello d'allarme. Lo hanno fatto presente i sindacati del settore ascoltati al Senato mercoledì in commissione lavoro. Ne ha avuto prova il premier Renzi, in visita a Palermo, contro cui ieri sera un gruppo di lavoratori ha protestato con cori e striscioni. Ma l'allarme è sotto gli occhi di tutti con escalation nell'ultimo anno legata proprio alle vicende del gigante dei contact center (10mila fra dipendenti e collaboratori) del Gruppo Almaviva.

Giovedì 27 al Mise si terrà il tavolo sul piano di riduzione del personale (2.511 persone fra Roma e Napoli e chiusura delle due sedi) che Almaviva Contact ha formalizzato il 5 ottobre, dopo aver fatto marcia indietro in extremis a maggio su un altro piano di riduzioni .
Il giorno prima ci si incontrerà per la vertenza palermitana. In cui però, va detto, Almaviva fa da spettatrice. Dopo aver perso la commessa Enel ha programmato il trasferimento dei lavoratori, circa 400, da Palermo a Rende. I primi già da lunedì. A scongiurarlo ci ha pensato l'incontro fiume al Mise – dalle 18 di giovedì alle 3 del mattino di ieri e gestito dal ministro Carlo Calenda prima e dal viceministro Teresa Bellanova per il resto – al termine del quale Exprivia si è dichiarata disponibile ad assumere 297 dei 397 dipendenti coinvolti, ma inquadrandoli al terzo livello e assunti con contratti a tutele crescenti ex Jobs Act. A questo l'azienda pugliese aggiunge 120mila euro annui per rimpolpare il salario dei lavoratori. Dal canto suo Almaviva terrebbe a Palermo 98 lavoratori.

I sindacati hanno preso tempo per parlarne alle assemblee. Perché mentre in Almaviva i lavoratori resterebbero con lo stesso contratto, per quelli di Exprivia i sindacati valutano peggioramenti non da poco con inquadramento al terzo livello e la perdita delle garanzie dell'articolo 18. Sempre da parte sindacale si invoca il rispetto delle clausole sociali (chi vince l'appalto deve salvaguardare i lavoratori dell'azienda perdente) diventate legge, ma dopo che Exprivia aveva conquistato la commessa. Quindi in punto di diritto non è tenuta ad aderire. L'impressione è che Exprivia non sia disponibile a trattare oltre, mentre i sindacati potrebbero ritornare al tavolo con ulteriori richieste.

Sullo sfondo restano i nodi legati alle delocalizzazioni con cui si fa dumping e alle gare a prezzi fin troppo ribassati. Il Mise nei giorni scorsi si è rivolto anche ai committenti, promettendo tolleranza zero sui «contratti pirata».

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