L’elettrodomestico riprende la corsa in Europa. Ma sorridono solo i produttori continentali e turchi, piangono i player coreani Samsung e Lg.
A giugno nella grande Europa (i 27 più la Russia) le vendite crescevano del 5,7%, grazie anche alla ripresa della domanda in Russia, dopo un brusco stop. In Italia la crescita è più moderata ma continua: a settembre il dato progressivo comunicato da Ceced, l’associazione dei produttori, indica un sell-in (gli stock del retailer) del +3,7%, con un lieve calo nel bimestre agosto-settembre.
«Riconosciamo la funzione di traino esercitata dagli incentivi pubblici negli ultimi anni - sottolinea Marco Imparato, dg di Ceced Italia - E siamo soddisfatti della decisione del Governo di riconfermarli anche per il 2017 nella legge di Stabilità. Si era ventilato di confermarli per un triennio ma poi è passata la soluzione annuale».
Nella partita della grande europea, allo scorso giugno, i tedeschi del gruppo Bosch (anche con il brand Siemens) rimangono leader con una quota di mercato del 18% a volume e una variazione di -0,1%; seguono gli americani di Whirlpool con il 16% (la scuderia ha ben 6 marchi) e un arretramento dell’1% (dovuta ai brand italiani acquisiti); gli svedesi di Electrolux all’11% grazie a un +0,2% e i turchi di Beko all’8% con il +0,3%; i coreani di Samsung, con il 4,5%, e di Lg, con il 2,8%, risultano in calo, rispettivamente, dello 0,5% e dello 0,2%. Bene l’italiana Candy con il 2,8% e +0,6%. Le quote si riferiscono all’Mda8, che nel gergo dei produttori di elettrodomestici comprende: caldo, freddo, lavaggio e piani cottura.
Sorprendente il balzo di Candy. «Cresciamo in tutti i mercati e in tutti prodotti – dichiara l’ad Beppe Fumagalli –, in particolare nel lavaggio e nel built in in Italia, Gran Bretagna e Francia. Poi Hoover nel floor care ha raggiunto il massimo di quota del’8% nell’Europa a 28. Alla base del successo una riorganizzazione interna profonda con molti cambiamenti nel commerciale; poi obiettivi strategici precisi e coinvolgenti». L’imprenditore stima per il 2016 ricavi a circa 1,1 miliardi, dai 952 milioni dell’esercizio precedente.
Più aggressiva la crescita europea del gruppo Arçelik. Nel 2015 nell’Mda6 (senza i piani cottura) freestanding dichiarava una quota di mercato a volume del mercato Ue 27 del 9,7% (+0,7%) e del 10% in Italia (+2%). «Abbiamo unito alla tecnologia anche un giusto prezzo – osserva Federico Mangiacotti, dg di Beko Italy –. Nell’ultimo anno abbiamo aumentato il price index europeo a 78/80, più del 74/76 di Indesit che è il nostro più diretto concorrente nella fascia di prezzo». L’anno scorso Beko Italy ha realizzato ricavi per 121 milioni contro gli 88 dell’esercizio precedente. E quest’anno? «Il 2016 sarà un anno di consolidamento degli ottimi risultati raggiunti» risponde Mangiacotti. E dal 2017 Beko Italy lancerà anche i piccoli elettrodomestici.
Come spiegare la crisi dei player coreani? «Il Bianco non è il loro core business – osserva Fumagalli – E gli investimenti dipendono dai profitti realizzati nell’elettronica. Quanto a Beko la crescita dura ininterrottamente da 10 anni. Hanno una buona redditività e reinvestono molti profitti negli elettrodomestici. È una crescita sana». Diversa invece la crisi commerciale dei marchi italiani Indesit, Hotpoint-Ariston e Ignis. Forse dovuta alla transizione e al processo d’integrazione nel gruppo Whirpool.
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