Stati Uniti e Cina rilanciano a settembre il made in Italy spingendo i dati Istat mensili per l’export extra-Ue in crescita per il quarto mese consecutivo. Al progresso rispetto ad agosto (+0,5%) si affianca la crescita del 2,7% in termini annui, secondo mese consecutivo in aumento dopo lo scatto di agosto.
Le note positive provengono anzitutto dagli Stati Uniti, che con il balzo di 11 punti di settembre riportano in terreno positivo il bilancio dei primi nove mesi dell’anno. Ancora meglio su base annua la performance di Pechino, un balzo del 23% che allontana almeno per ora il rischio di un raffreddamento della domanda interna cinese.
Bene anche il Giappone, in crescita di 18 punti, ma la novità principale è il ritrovato segno più in Brasile, con l’area Mercosur a crescere del 3,9%.
Le note dolenti sono per fortuna limitate, concentrate nei paesi del Medio Oriente (-8,4%), in Turchia (-8,3%) e Russia. Mosca riduce a settembre dell’1,6% gli acquisti di Made in Italy e dall’inizio dell’anno il gap è del 6,6%.
Per la manifattura made in Italy, escludendo dal calcolo l’energia, i risultati globali di settembre sono mediamente anche superiori, con una crescita del 3,6% su base annua trainata soprattutto dai beni di consumo non durevole. Da gennaio il bilancio globale dei paesi extra-Ue è in rosso del 2,6% ma anche in questo caso, eliminando l’energia, il gap si riduce ad appena lo 0,9%.
Complessivamente, le aziende italiane piazzano a settembre commesse extra-Ue per 15,1 miliardi, 400 milioni in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Dal lato delle importazioni prosegue il trend che con poche eccezioni ha caratterizzato l’intero 2016: un calo globale sensibile (-7,9%) che viene però amplificato dal tracollo dei valori dell’energia (-18,4%).
L’avanzo commerciale di settembre verso i paesi extra-Ue sfiora i 2,9 miliardi di euro, più del doppio rispetto allo stesso mese del 2015.
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