Un volume d’affari annuo pari a 6,6 miliardi di euro. È il valore del caffè espresso per l’universo dei pubblici esercizi in Italia. I 149mila bar sparsi lungo la penisola servono mediamente 175 tazzine di caffè al giorno: agli oltre 6 miliardi e mezzo di euro si arriva depurando il conteggio dei giorni di chiusura. Resta in ogni caso un dato importante, che varia di molto a seconda della tipologia di esercizio e della media di tazzine servite quotidianamente: si toccano le 220 tazzine nei lunch bar, le 202 tazzine per i morning bar, le 170 nei bar “multipurpose”, si scende a 85 negli evening bar e risale a 202 tazzine giornaliere di media nei bar che non hanno un’offerta specifica.
I dati sono quelli elaborati dall’Ufficio studi Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), divulgati in questi giorni in occasione di Triestespresso, evento b2b dedicato alla filiera dell’espresso.
Secondo le stime Fipe, il giro d’affari del solo caffè rappresenta quasi un terzo del fatturato annuo dei bar. Ma, a questo proposito, dal monitor emerge anche una differenziazione del prezzo finale della tazzina in Italia: si va da un massimo di 1,08 euro a Bologna a un minimo di 0,75 euro a Bari. In mezzo ci stanno Torino (1,04 euro a tazzina), Venezia (1,02 euro), Firenze (1,01 euro), Genova (un euro netto). E poi, Milano (0,99 euro di media come prezzo finale), Palermo (0,92), Roma e Napoli (con 0,86 euro).
Non sono queste le uniche curiosità legate al consumo di caffè espresso al bar. Secondo l’analisi Fipe, infatti – e come era ampiamente prevedibile – la grande maggioranza dei consumi avviene all’ora di colazione, che è il momento privilegiato «con il 49,3% delle consumazioni». Questo dato, secondo quanto si legge nello studio Fipe «conferma quanto per alcuni italiani, da un punto di vista strettamente salutistico, la colazione non costituisca il pasto più importante della giornata, a differenza di quanto auspicato dai nutrizionisti: il 19% degli italiani infatti a colazione beve solo una tazzina di espresso». Tornando agli acquisti, il caffè è protagonista dei momenti di pausa, con il 37% delle consumazioni, mentre solo il 9,2% degli italiani beve un caffè al bar dopo pranzo, percentuale che si riduce ulteriormente, al 4,6% dopo cena.
«La caffetteria – afferma il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani – è il prodotto di punta del bar italiano. Si tratta di un bene dal consumo estremamente ampio su tutto il territorio italiano, ma che ha bisogno di un rilancio in termini di qualità, sia del prodotto stesso che del servizi. La sinergia consolidata con Ica (l’Associazione italiana caffè, guidata da Alessandro Polojac, ndr) è un importantissimo passo in questa direzione, per un accordo di filiera che possa essere funzionale ad apportare migliorie a tutto il settore».
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