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Più auto e meno bus sulle strade: la mobilità green resta al palo

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TRASPORTO PUBBLICO

Più auto e meno bus sulle strade: la mobilità green resta al palo

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Il basso pezzo del petrolio e il mediocre servizio pubblico impigriscono gli italiani che usano sempre meno gambe, bici e autobus per spostarsi da casa al lavoro o per girare in città e prediligono l’auto propria, in barba alla sostenibilità. È una fotografia dissonante quella scattata da Anav-Asstra-Isfort nel 13° Rapporto sull’andamento della mobilità in Italia, presentato ieri a Rimini in occasione di IBE, International Bus Expo, la fiera biennale che fino a domani riunisce in Romagna il settore autobus, pubblico e privato.

Con 4.500 aziende, un parco mezzi di 77.700 unità, 122mila addetti e 10,4 miliardi di fatturato, il trasporto passeggeri su gomma copre mediamente ogni anno 3,1 miliardi di chilometri di distanza in Italia trasportando 3,9 miliardi di passeggeri, rilevano Anav (la Confindustria dell’autotrasporto) e Asstra (l’associazione delle aziende italiane di trasporto pubblico locale). Che hanno lanciato dal quartiere espositivo riminese un appello chiaro al Governo: «Serve un nuovo e moderno piano nazionale dei trasporti per far crescere l’offerta di mobilità collettiva da “diritto minimo da garantire” a volàno per lo sviluppo economico e sociale del Paese».

LE PREFERENZE DEGLI ITALIANI
Percentuale di risposte Sì alla domanda sui mezzi alternativi all'automobile da incentivare con investimenti pubblici e politiche di sostegno (Fonte: 13° Rapporto sulla mobilità in Italia Isfort-Anav-Asstra)

La domanda di mobilità pubblica c’è, conferma l’Osservatorio, manca però un’offerta adeguata: 3 italiani su 4 vorrebbero aumentare l’uso dei mezzi pubblici, quasi il 30% degli intervistati dichiara di voler incrementare l’uso della bici e una percentuale analoga (32%) vorrebbe per contro diminuire l’utilizzo dell’auto propria (l’Italia, con 61 autovetture ogni 100 abitanti ha il più alto tasso di motorizzazione in Europa, con un trend che è tornato a crescere dal 2013). L’84% degli italiani crede peraltro che andrebbero aumentati gli investimenti pubblici e le politiche di sostegno a favore del trasporto pubblico, una percentuale molto più alta rispetto a quanti promuovono forme di mobilità condivisa, ancora poco conosciute e considerate soluzioni complementari e non sostitutive del trasporto pubblico.

IL TREND MONDIALE DEL TPL
Incidenza % della mobilità sostenibile (Tpl, piedi, bici) sul totale trasporti (Fonte: 13° Rapporto sulla mobilità in Italia Isfort-Anav-Asstra)

Una sensibilità che si scontra con la realtà dei fatti, ovvero un arretramento nel 2015 della mobilità sostenibile – tra quella collettiva, l’uso di bici e l’andare a piedi – di riflesso a un crescente fenomeno di migrazione delle persone dalle aree urbane alle periferie, non solo in Italia. A livello mondiale l’incidenza degli spostamenti sostenibili è scesa dal 30,9 al 27,6% tra 2014 e 2015, ma con una caduta di ben 10 punti percentuali rispetto al 2002, quando i mezzi di trasporto ecologici incidevano per il 37,2%. In Italia c’è stato un vero e proprio crollo nel numero di passeggeri trasportati dall’insieme dei mezzi pubblici (urbani ed extraurbani, sussidiati e non sussidiati): -22% nel 2015, dato che ha neutralizzato l’approccio green durante il settennio della crisi economica, dal 2008 in poi.

IL CROLLO DI DOMANDA IN ITALIA
Andamento dei passeggeri per le diverse forme di mobilità (Fonte: 13° Rapporto sulla mobilità in Italia Isfort-Anav-Asstra)

Insomma, l’auto resta la prediletta degli italiani, come confermano i giudizi di soddisfazione sui diversi mezzi di trasporto utilizzati: in una scala da 1 a 10 il voto più alto va alle quattro ruote custodita nel garage di casa (8,4), poi alle due ruote (8,3) contro giudizi che non arrivano al 7 per bus, metro, tram ma neppure alla sufficienza nelle grandi città. Eppure nel nostro Paese la sensibilità e la volontà di usare di più i mezzi pubblici e la bicicletta c’è: è un tema caro a un terzo degli intervistati (supera il 40% nelle metropoli come Roma) .

LA SODDISFAZIONE DEI VIAGGIATORI
Giudizi medi in scala 1-10 sull'utilizzo del mezzo nei tre mesi precedenti l'intervista (Fonte: 13° Rapporto sulla mobilità in Italia Isfort-Anav-Asstra)

«Nei cittadini, più che nei policy makers a quanto pare, sembra esserci piena consapevolezza dell’assoluta centralità del trasporto pubblico per una mobilità alternativa all’auto. Servono regole chiare e risorse adeguate per far sì che il trasporto pubblico diventi non un fattore di costo ma un asset strategico per il futuro del Paese», rimarca Massimo Roncucci, presidente Asstra. La mobilità condivisa è percepita come soluzione complementare all’asse portante del trasporto pubblico, non alternativa. La sharing mobility soddisfa infatti ancora una quota millesimale della domanda, anche se in crescita: vale meno del 3 per mille del trasporto collettivo e circa lo 0,4 per mille di quello dell’auto (dati che raddoppiano nelle città metropolitane). Ma impone all’industria degli autobus e agli amministratori pubblici un ripensamento dei business model e una virata netta su investimenti in tecnologie smart, safe & clean. «La politica dei tagli lineari al Tpl non ha funzionato. L’efficientamento del settore si consegue solo attraverso l’implementazione dei costi standard e il riconoscimento degli investimenti nella qualità dei servizi», conclude da Rimini Giuseppe Vinella, presidente di Anav. Il parco autobus in Italia è per un terzo fermo ancora a modelli euro 1 ed euro 2, con un’età media dei bus che supera i 12 anni, contro i 7 o massimo 8 anni dei mezzi in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna.

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