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Dossier Banche d’affari e gestori pronti a intercettare 45 trilioni di euro

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    Dossier | N. 10 articoliRapporto Sviluppo sostenibile

    Banche d’affari e gestori pronti a intercettare 45 trilioni di euro

    Sostenibilità è diventata la parola più di moda nel mondo della finanza. Cenerentola per anni, è stata sdoganata in maniera definitiva dall’accordo di Parigi stretto alla Cop21 del dicembre scorso sul riscaldamento globale; accordo in vigore dal 4 novembre e ratificato tra gli altri da Usa e Cina, gli Stati che producono nel mondo la maggior quantità di emissioni di CO2, oltre che dall’Italia (dal 27 ottobre).
    Finanza sostenibile, quindi, trainata dal climate change. Anche perché gli impegni che stanno prendendo gli Stati sul contenimento del riscaldamento globale, avranno come conseguenza un fiume di denaro in investimenti green e in particolare in rinnovabili: l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha calcolato in 45 trilioni di euro (45mila miliardi) la cifra monstre per la transizione del pianeta dall’utilizzo di carburanti fossili alle energie rinnovabili. Soldi che andranno spesi entro il 2050 per restare al di sotto dei 2 gradi centigradi di aumento della temperatura.

    Una grande opportunità
    Quello del riscaldamento globale è considerato dal mondo della finanza una vera e propria priorità, da inserire nelle strategie di investimenti e da prendere in seria considerazione. Prova ne sia che la questione climate change è da almeno un anno sulla scrivania del presidente del Financial stability board (Fsb): Mark Carney, che è anche presidente della Bank of England, a Berlino il 22 settembre scorso ha evidenziato le conseguenze del cambiamento climatico sul mondo della finanza. Lo aveva già fatto dodici mesi fa parlando ai Lloyds di Londra ma stavolta il banchiere centrale di origini canadesi ha sottolineato soprattutto le opportunità di questa transizione dal fossil fuel all’energia green. «Finanziare la decarbonizzazione delle nostre economie – si legge nel discorso di Carney a Berlino (http://bit.ly/2dewkex) – implica una radicale riallocazione delle risorse e una rivoluzione tecnologica». Per tale operazione serviranno i trilioni di euro stimati dall’Iea. Solo la Cina chiederà al mercato, ha dichiarato Carney «500 miliardi di euro l’anno dal 2016 al 2020 per finanziare i suoi obiettivi ambientali nazionali».
    Le richieste di tutti questi soldi, ha aggiunto Carney, assorbiranno «l’eccesso globale di risparmio, aiuteranno a sostenere l’equilibrio internazionale dei tassi di interesse e alla fine aumenteranno la crescita».

    Ripresa, green bond e fondi etici
    Carney vede nella finanza sostenibile addirittura la locomotiva a cui agganciare la ripresa mondiale. Il presidente di Fsb mette l’accento soprattutto sui green bond che possono fornire «un investimento stabile e liquido di lunga durata; per gli emittenti, i green bond sono una via per intercettare l’enorme riserva di 100 trilioni di dollari di “paziente” capitale privato gestito dagli investitori istituzionali obbligazionari in tutto il mondo».
    Carney un visionario? Assolutamente no. Tanto che in questi giorni sono stati diffusi una serie di report sulle potenzialità dei green bond. Fra i documenti c’è quello di Bofa-Merrill Lynch dal titolo «Green tools to catalyze growth» («Gli strumenti verdi pronti a catalizzare la crescita»): la banca americana, nel report dell’11 ottobre scorso, segnala che al 30 settembre i green bond hanno raggiunto quota 152 miliardi di dollari nel mondo e solo nel 2016 sono da registrare emissioni da 56 miliardi di dollari. Ma è già partita una rincorsa per moltiplicare questi volumi.
    Infine non bisogna dimenticare i fondi etici, veri capofila della sostenibilità che, come si vede nella tabella in pagina, hanno messo a segno interessanti risultati negli ultimi tre anni. Della serie: la sostenibilità da Cenerentola a principessa.

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