In effetti, le energie pulite si apprestano a conquistare quote di mercato molto più rapidamente rispetto alle dinamiche storiche di carbone, petrolio e gas. Esse diventano infatti sempre meno costose (nel 2025, secondo Irena, i prezzi del fotovoltaico dovrebbero ridursi del 59% e quelli del vento del 26%), mentre i combustibili fossili verranno appesantiti da crescenti tassazioni del carbonio. Inoltre, la domanda mondiale di energia, già rallentata per motivi strutturali, vedrà un picco basso dei consumi prima del carbone, poi del petrolio e infine del gas, grazie a politiche sempre più incisive sull'efficienza e sulle rinnovabili.
Se i consumi di carbone già risentono delle misure adottate da diversi paesi, ad iniziare da Usa, Cina e Gran Bretagna, la domanda di greggio potrebbe iniziare a calare entro un decennio, grazie alla diffusione della mobilità elettrica. La riduzione dei prezzi delle batterie fa infatti intravvedere un boom, che si accentuerà con la diffusione dei veicoli senza guidatore, destinato a trasformare radicalmente il settore dei trasporti. Inoltre, la riqualificazione energetica spinta di interi edifici diventerà la norma, come pure la costruzione di immobili con consumi bassissimi. Le rinnovabili, infine, saranno scelte sempre più frequentemente, in particolare nei paesi in via di sviluppo e di transizione, perché rapide da mettere in esercizio e meno costose.
Le trasformazioni in atto hanno già consentito di disaccoppiare, sia nel 2014 che nel 2015, la crescita economica mondiale dalle emissioni di anidride carbonica rimaste stazionarie.
Rispetto a questo scenario in rapida evoluzione, come si colloca l'Italia e quali sono le nostre prospettive? Una chiara indicazione viene dall'obiettivo al 2030 proposto dalla Ue per il settore civile, i trasporti, le industrie non energivore e l'agricoltura. Le emissioni climalteranti di questi comparti dovranno infatti calare del 33% rispetto ai livelli del 2005. Un obiettivo che implicherà la definizione di politiche innovative e coraggiose. Le emissioni dell'edilizia e dei trasporti, aumentate nell'ultimo quarto di secolo, dovranno venire ridotte rispettivamente di un quarto e di un quinto.
Inoltre, sul fronte della generazione elettrica, nel 2030 oltre la metà della produzione dovrà essere verde.
Come si vede, si tratta di impegni che esigono un deciso cambio di marcia rispetto all'attuale calo di attenzione. Andrà perciò definita una chiara strategia climatica al 2030 che definisca gli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici. Inoltre, è indispensabile delineare uno scenario di decarbonizzazione al 2050 che eviti di imbarcarsi in investimenti inutili che appesantirebbero il paese di costosi “stranded assets”, come già successo con le molte centrali termoelettriche che siamo costretti a chiudere.
Direttore scientifico Kyoto Club
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