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Dossier L’Onu fa 17 goal (ma nessuno lo sa)

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    Dossier | N. 10 articoliRapporto Sviluppo sostenibile

    L’Onu fa 17 goal (ma nessuno lo sa)

    (Marka)
    (Marka)

    «Non c'è futuro per chi non si preoccupa del bene comune». Questo è uno dei principi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata il 25 settembre 2015 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, e quindi dall'Italia. Infatti, l'Agenda 2030 riconosce che è necessario intraprendere, in tempi rapidi e in modo determinato, un nuovo modello di sviluppo in grado di tenere insieme, in modo virtuoso, crescita economica, diritti sociali e tutela dell'ambiente. È in gioco non solo la sopravvivenza del pianeta, ma anche il futuro economico, sociale e civile dei nostri Paesi, messo a rischio da una crescita del prodotto interno lordo (Pil) sempre più limitata e insufficiente per assorbire l'elevata disoccupazione, da enormi disuguaglianze, nonché dal drammatico acuirsi dei conflitti e delle migrazioni indotte da guerre e catastrofi naturali.

    Per dare concretezza a questo progetto, l'Agenda 2030 è corredata da una lista di 17 obiettivi (Sustainable development goal, SDGs nell'acronimo inglese) e 169 sotto-obiettivi, che riguardano tutte le dimensioni della vita umana e dello stato degli ecosistemi e che dovranno essere raggiunti da tutti i Paesi del mondo al più tardi entro il 2030. Si va dall'eliminazione della povertà alla salute per tutti, dalla crescita economia e lavoro dignitoso all'eliminazione delle disuguaglianze, comprese quelle di genere, dalla tutela dell'ambiente alla qualità della vita nelle città, dall'educazione all'innovazione per la sostenibilità. Insomma, un progetto che vede finalmente economia, società, ambiente e istituzioni elementi ugualmente importanti per costruire un futuro sostenibile.

    Ma quanto si sa, fra i cittadini e gli opinion leader, di questi 17 goal belli e ambiziosi? Poco, a distanza di un anno dal loro varo. Ecco perché la realizzazione di questo progetto richiede la mobilitazione di tutte le componenti della società e dell'economia. Per questo, a marzo di quest'anno, 80 organizzazioni della società civile (ora sono oltre 120) hanno dato vita all'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), con la finalità di tradurre l'Agenda 2030 in strategie politiche, scelte imprenditoriali ed individuali, interventi e azioni capaci di portare il nostro Paese su un sentiero di sviluppo in grado di realizzare un maggior benessere per le persone e per gli ecosistemi.

    Il primo Rapporto dell'ASviS (disponibile sul sito www.asvis.it), realizzato a tempo di record, presenta una valutazione approfondita dei punti di forza e di debolezza del Paese rispetto agli impegni assunti di fronte al mondo, nonché indicazioni per politiche economiche, sociali e ambientali coerenti. I tempi sono stretti, in quanto un anno dei 15 fissati per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030 è già passato.

    Diverse le azioni operative proposte dall'ASviS al Governo, il quale entro dicembre dovrebbe predisporre una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Si va dall'inserimento nella Costituzione del principio dello sviluppo sostenibile alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile, in considerazione del ruolo strategico che gli investimenti pubblici e privati assumono in questo campo, cui affiancare un Comitato consultivo sull'Agenda 2030 e le politiche per lo sviluppo sostenibile, con esperti e rappresentanti delle parti sociali e della società civile. Il Governo dovrebbe poi predisporre annualmente un Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia che valuti il percorso del nostro Paese verso gli SDGs e condurre un'analisi dettagliata dell'attuale attribuzione di funzioni rilevanti per gli SDGs ai comitati interministeriali esistenti e ai diversi livelli di governo (Regioni, Comuni, ecc.), per assicurare l'allineamento tra politiche internazionali, nazionali e territoriali. Infine, il Governo dovrebbe avviare una campagna informativa e un programma nazionale di educazione allo sviluppo sostenibile, finalizzato a formare le nuove generazioni.

    Sul piano delle politiche, il Rapporto ASviS avanza numerose proposte, articolate intorno a sette temi: cambiamento climatico ed energia; povertà e disuguaglianze; economia circolare, innovazione e lavoro; capitale umano, salute ed educazione; capitale naturale e qualità dell'ambiente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale. In primo luogo, bisognerebbe ratificare urgentemente importanti convenzioni ed accordi internazionali e attuare normative già esistenti. Inoltre, nuove strategie andrebbero elaborate in specifici settori, ad esempio per le aree urbane, con investimenti pluriennali orientati alla mitigazione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico, dal dissesto idrogeologico e dai rischi naturali, come quello sismico. Una tale impostazione, unita a politiche orientate allo sviluppo della cosiddetta economia circolare, estesa anche agli aspetti sociali, riuscirebbe non solo a ridurre l'impatto delle attività umane sull'ambiente, e quindi a migliorare le condizioni di vita delle persone, ma anche ad offrire nuove opportunità di sviluppo economico e occupazionali. In conclusione, l'Agenda 2030 rappresenta un'occasione imperdibile anche per cambiare il presente. Ma non bisogna sprecare tempo: già un anno è trascorso dei 15 necessari (in teoria) a realizzare i goal dell’Onu. Urgente, quindi, che il Governo termini entro dicembre, come indicato nella roadmap ufficiale, l’iter per il varo della nuova Strategia nazionale sulla sostenibilità.

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