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Dossier Per Hera il report è leva di sviluppo

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    Dossier | N. 10 articoliRapporto Sviluppo sostenibile

    Per Hera il report è leva di sviluppo

    La multiutility bolognese Hera eroga servizi ambientali, idrici ed energetici in più di 350 Comuni italiani e redige un report di sostenibilità da 13 anni (nella foto, il depuratore di Santa Giustina, a Rimini)
    La multiutility bolognese Hera eroga servizi ambientali, idrici ed energetici in più di 350 Comuni italiani e redige un report di sostenibilità da 13 anni (nella foto, il depuratore di Santa Giustina, a Rimini)

    Non è necessaria una normativa per convincere le imprese che un bilancio di sostenibilità può tramutarsi in una leva di sviluppo e in un'occasione importante per valorizzare le proprie eccellenze. Lo sa bene Hera, multiutility bolognese che eroga servizi ambientali, idrici ed energetici in più di 350 Comuni italiani e che redige un report da 13 anni (anche quando molte aziende non si erano ancora confrontate con il tema della sostenibilità e non esisteva alcuna normativa o buona pratica a regolare questo ambito). Invece in Hera il report «dal 2007 viene anche approvato dal consiglio di amministrazione contestualmente al bilancio», dice Stefano Venier, amministratore delegato di Hera. La motivazione di questo percorso e della continua ricerca di trasparenza nei confronti del propri stakeholder, spiega il gruppo, è insita nel modello di impresa di una multiutility come Hera che gestisce servizi pubblici. «Certo, anche la quotazione in Borsa ha giocato un ruolo importante, soprattutto per quanto riguarda la completezza delle informazioni e il rigore metodologico», precisa Venier.

    «La nostra esperienza ci ha insegnato che i benefici di un reporting di sostenibilità sono soprattutto interni», aggiunge Filippo Bocchi, direttore Corporate social responsibility di Hera, spiegando che si tratta di un processo che, se vissuto come uno strumento gestionale, è in grado di promuovere un miglioramento anche nelle performance dell'impresa.
    Sull'obbligo - che sarà imposto dalla direttiva 2014/95/UE in prossimo recepimento nel nostro Paese - di rendere pubblici da parte delle grandi società di interesse pubblico gli elementi sociali, ambientali, etici e di governance distintivi della propria attività, Hera concorda. Infatti ha partecipato alla consultazione del ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) con una proposta di ampliamento graduale delle società coinvolte e con l'introduzione dell'obbligo di verifica esterna. «Uno stimolo per rendere il reporting uno strumento di miglioramento continuo ed evitare i rischi che diventi un puro adempimento burocratico», precisa Bocchi.

    La prossima sfida sarà coniugare sempre più i benefici ambientali e sociali a quelli aziendali, trovare nuovi casi di interdipendenza di questi diversi risultati ed essere in grado di rendicontarli. Oggi i contenuti del bilancio del gruppo sono in linea con la metodologia Gri-G4, ma c'è già il desiderio di guardare oltre: «Stiamo riorientando il nostro approccio alla responsabilità sociale e alla sostenibilità verso il concetto di valore condiviso (shared value) mettendo in pratica quanto teorizzato da Porter e Kramer nel 2011», dice Bocchi. Un approccio che si è già concretizzato in nuove iniziative, a partire da quelle rivolte a ridurre i consumi dei processi produttivi, con un beneficio sia per l'ambiente sia per i conti dell'azienda.

    Intanto il bilancio di sostenibilità evidenzia benefici ambientali e sociali rilevanti. Nel 2015 il 73,4% della produzione di energia elettrica è stata legata a fonti rinnovabili o assimilate alle rinnovabili e c'è in corso un progetto per la produzione di biometano e di compost dalla raccolta differenziata dell'organico che dovrebbe partire nel 2018. L’azienda ha portato la raccolta differenziata al 55,4% (contro una media italiana del 45,2%), in continuo miglioramento. Le emissioni dei termovalorizzatori sono dell’85% inferiori ai limiti di legge. L'attenzione c'è anche per le risorse umane: solo nel 2015 sono entrati a far parte del gruppo Hera 320 nuovi lavoratori, di cui 257 con contratto a tempo indeterminato (oltre 80 con meno di 30 anni). Ed è aumentata anche la presenza femminile, che ha raggiunto quasi il 24% del totale dei lavoratori a tempo indeterminato.

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