Economia

La Pasta di Camerino raddoppia con un nuovo stabilimento

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imprese che resistono

La Pasta di Camerino raddoppia con un nuovo stabilimento

Nel settembre 1997 Federico Maccari aveva 6 anni quando una violentissima scossa gli portò via la casa a Camerino. Oggi, a distanza di meno di vent’anni, si trova nuovamente a fare i conti con il terremoto. «Quando hai vissuto 4 anni in un container sai bene cosa significhi», racconta il giovane imprenditore, che oggi guida la Entroterra Spa, la principale azienda del territorio, che produce pasta all’uovo con il marchio “La Pasta di Camerino”, nome che segna la volontà di legarsi indissolubilmente alla città.

All’indomani della gravissima scossa del 30 ottobre scorso, Maccari non ha perso la casa, «come invece amici, parenti e molti dei dipendenti dell'azienda», né ha perso la prospettiva di quando era bambino: «Mi sono confrontato con la mia famiglia e, insieme, abbiamo deciso di investire ancora in questo territorio». La decisione è presa: a Camerino nascerà, presumibilmente ad aprile, un nuovo stabilimento accanto a quello esistente, in grado di far fronte a una nuova linea di produzione e all’ampliamento della gamma attuale. Significa, soprattutto, una ventina di posti di lavoro in più.

L’azienda della famiglia Maccari, insieme a Federico ci sono il papà Gaetano, presidente e fondatore, la mamma e Lorenzo, il fratello minore, fattura circa 16 milioni di euro all’anno, impiega 48 addetti e produce 250 quintali di pasta all’uovo al giorno, il 20% della quale è esportata sul mercato di Germania e negli Stati Uniti.
«Il nostro stabilimento – spiega Federico - è tornato a pieno regime già nelle ore immediatamente successive alla scossa di domenica mattina, ma la paura è stata tantissima». «Il sisma ha distrutto tante cose – aggiunge -, ma non l’amore della gente e nostro personale per questo territorio nel quale abbiamo le nostre radici e nel quale vogliamo continuare a vivere». Su quanto sia legato a Camerino lo dicono i fatti: «Potrebbe sembrare una pazzia investire ancora qui, ma questo è un territorio ferito e non morto e vogliamo dare un piccolo segno ai nostri concittadini che ripartire e rinascere è possibile se ognuno farà la sua parte».

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