Cresce la partecipazione al mercato del lavoro. Rispetto a un anno fa, l’incremento degli occupati è accompagnato dall’aumento dei disoccupati e dal calo degli inattivi che sono al minimo storico. Iniziamo dal dato sull’occupazione. A settembre la crescita di 265mila occupati su base annua, è trainata dal lavoro stabile (+264mila). Tuttavia il confronto congiunturale con agosto segnala che l’incremento occupazionale (+45mila) non è dovuto ai posti di lavoro permanenti (calano di mille unità), ma all’incremento del lavoro indipendente (+56mila), ovvero di imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi.
È un ulteriore segnale di come l’occupazione stabile - complice la situazione economica di incertezza e la riduzione degli incentivi alle nuove assunzioni - stia rallentando, anche se continua a tenere.
Peraltro a partire dal prossimo anno per le nuove assunzioni verrà meno l’attuale decontribuzione generalizzata (in formato ridotto), avendo il governo optato per il bonus destinato alla sola alternanza scuola-lavoro. Rispetto ad un anno fa la crescita maggiore interessa gli occupati dai 50 anni in su - legato all’innalzamento dell’età pensionabile - e i giovani tra i 15 e i 24 anni.
Una delle principali debolezze del nostro mercato del lavoro è rappresentata dalla platea degli occupati (22,8 milioni) che è ancora assai esigua.Il tasso di occupazione di settembre al 57,5% è il più alto registrato dall’Istat da giugno del 2009, anche se resta ben al di sotto dei livelli precrisi, quando raggiungeva il 58,8%.
Questa debolezza è dovuta al basso livello di occupazione femminile. A settembre di tasso di occupazione femminile ha toccato il 48,2% - il più elevato dal 2004 - anche se fa sorridere se confrontato con le principali economie europee ed extraeuropee, e resta ben al di sotto del 66,9% degli uomini.
Passiamo ai dati su disoccupati e inattivi. Con i 98mila disoccupati in più registrati dall’Istat rispetto a settembre del 2015, il numero dei disoccupati torna sopra quota 3milioni. È un dato preoccupante. Tuttavia bisogna pensare al mercato del lavoro come ad un sistema di vasi comunicanti.
Crescono i disoccupati anche perchè in contemporanea si riducono fortemente gli inattivi: i 508mila scoraggiati in meno, portano il tasso di inattività al livello più basso dall’inizio delle rilevazioni Istat (34,8%). Questo mezzo milione di persone in precedenza sfiduciate, hanno iniziato ad attivarsi per cercare un posto di lavoro, facendo alzare il tasso di disoccupati.
Ma a questo esercito di disoccupati che bussa alle porte dei centri per l’impiego, viene offerta ancora molta burocrazia e pochi servizi utili per trovare un impiego (tranne qualche eccezione), mentre le politiche attive tardano a partire. Serve una rapida inversione di tendenza.
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