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Acciaio, fatturati in calo e utili giù

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SIDERURGIA

Acciaio, fatturati in calo e utili giù

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Fatturati in calo e utili a picco, in calo in media del 95 per cento. Prosegue il ciclo negativo dell’acciaio italiano. Solo un anno dopo avere festeggiato, dopo anni di perdite, il ritorno all’utile aggregato (150 milioni nel 2014), la filiera italiana del settore deve registrare una battuta d’arresto. Lo conferma la banca dati di Bilanci d’acciaio (è l’annuale rilevazione condotta dal portale Siderweb con l’Università degli Studi di Brescia) composta da circa 900 imprese, presentata ieri a Milano. Il quadro, spiega Claudio Teodori, dell’Università di Brescia è a «tinte fosche», con una redditività che nell’ultimo triennio ha raramente superato la soglia del 3 per cento. Uno scenario delicato, all’interno del quale si inserisce, in questi mesi, l’iter di cessione dell’Ilva, al quale partecipano i due principali attori della filiera italiana, uno produttore (Arvedi), l’altro trasformatore (Marcegaglia).

«C’è interesse vivo da parte degli investitori, che troveranno un impianto competitivo», spiega il commissario Ilva Enrico Laghi, rassicurando sui vincoli giuridici degli impianti e sui rischi legati alla contestazione da Bruxelles sugli aiuti di stato. Chi si aggiudicherà Ilva, in sintesi, potrà operare senza ostacoli. «In ogni caso – specifica – riteniamo che le responsabilità in capo alla gestione straordinaria saranno separate da quelle degli investitori». A livello di gestione, «nell’ultimo trimestre abbiamo riaperto relazioni con alcuni clienti, a breve annunceremo nuove forniture».

La filiera dell’acciaio analizzata da Siderweb ha totalizzato nel 2015 un giro d’affari di 36,6 miliardi (-10,1% rispetto ai 40,7 miliardi del 2014). Ma a fronte di un ebitda stabile nel confronto annuo, a 2,5 miliardi, è il risultato netto a peggiorare. Con un utile di 7,002 milioni nel 2015, il calo sul 2014 è del 95 per cento. Siderweb evidenzia il peggioramento dello scenario, con effetti su tutta la filiera. Nell’ultimo triennio la situazione più preoccupante è nei centri servizio; la produzione, nonostante le difficoltà reddituali, vanta una buona patrimonializzazione. Il commercio di rottame fa registrare la posizione relativa migliore. Il commercio di acciaio migliora il suo posizionamento.

Lo scenario del 2016 non mostra segnali di cambiamento: la domanda è calata, la produzione anche (salvo la Cina, che da qualche mese ha ripreso a produrre), ma non c’è un deterioramento. L’industria italiana è anzi cresciuta, grazie alla ripresa produttiva di Ilva, agevolata anche dai dazi. Bene anche l’export, e tra i settori utilizzatori ormai la ripresa non è più solo nell’automotive. Secondo Gianfranco Tosini, responsabile del centro studi di Siderweb, in Italia si prevede a fine anno «una crescita del 2,3% nei consumi e del 3% nella produzione». Per Emanuele Morandi, presidente di Siderweb, la ricerca evidenzia «una realtà sfilacciata». Uno scenario ipercompetitivo, confermato dai protagonisti della tavola rotonda per dibattere i temi della ricerca; hanno affrontato i temi dei dazi, della concessione del Mes alla Cina e della globalizzazione («Inutile negarlo – dice Francesco Rondinelli, Emea head of purchasing di Cnh industrial – l’acciao italiano oggi fatica a essere competitivo»).

Ieri, intanto, oltre 15mila lavoratori siderurgici provenienti da tutta l’Ue hanno sfilato a Bruxelles per riportare al centro dell’attenzione l’industria dell’acciaio. Per l’Italia erano presenti delegazioni di Ilva, Ast, Lucchini, Tenaris Dalmine, Riva acciaio.

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